E’
indubbiamente uno dei luoghi più suggestivi d’Italia ma al tempo
stesso uno dei meno conosciuti, nonostante la sua indiscutibile
bellezza e gli incantevoli panorami offerti in ogni stagione
dell’anno, “soffre” la concorrenza di località probabilmente
meno suggestive ma di certo più famose.
Quello che per
certi versi sembra essere una penalizzazione risulta invece
premiante per la conservazione del suo lato più autentico e
quindi anche per il viaggiatore attento più alla bellezza ed
alla genuinità dei luoghi che alle cosiddette strutture di
accoglienza turistica che tanta responsabilità hanno nella
omologazione dei territori, stravolgendone le caratteristiche
culturali in nome di un turismo parassitario che pretende di
trovare gli stessi servizi in ogni parte del globo
infischiandosene, se non addirittura avversando, qualsiasi tipo
di retaggio culturale autoctono.
Il complesso
montuoso dei Sibillini situato sulla dorsale appenninica a
cavallo tra Umbria e Marche è relativamente giovane nella sua
formazione geologica e comprende vette che superano anche i 2000
metri di altezza come il monte Vettore, con i suoi 2476 mt il
più alto del complesso, il monte Porche (2235 mt) o il monte
Sibilla ( 2175).
In epoca remota
fondale di un mare preistorico che occupava tutta l’area attuale
si è poi innalzato e modificato a seguito di lenti movimenti
geologici fino ad assumere l’aspetto attuale che vide in tempi
relativamente recenti racchiudere, in corrispondenza del Piano
Grande, le acque di un lago poi defluite a causa di inghiottitoi
carsici generatisi per la frattura di una faglia e che ancora
oggi consentono il deflusso delle acque piovane come quello
denominato fosso Mergani che ai piedi del monte Ventosola, nei
pressi del passaggio di Forca Canapine, si inabissa nel
sottosuolo portando con se ancora oggi il segreto della sua
destinazione.
La zona dei
monti Sibillini, dopo varie battaglie ambientaliste è divenuta
nel 1993 Parco Nazionale interessando le province di Perugia,
Ascoli Piceno, Macerata e la nuova Fermo, nei comuni di
Acquacanina, Amandola, Arquata del tronto, Bolognola,
Castelsantangelo sul Nera, Cessapalombo, Fiastra, Fiordimonte,
Montefortino, Montegallo, Montemonaco, Norcia, Pievebovigliana,
Pievetorina, Preci, San Ginesio, Ussita, Visso; dotati di un
enorme potenziale turistico per le innumerevoli testimonianze
storiche artistiche e culturali presenti sul loro territorio.
Una storia
sopratutto medioevale ben visibile nelle architetture di Visso e
Norcia, antiche nemiche, o nelle fortificazioni di
Castelsantangelo sul Nera o ancora nella solitaria
Rinascimentale bellezza del santuario di Macereto edificato tra
il 1520 ed il 1556 da Giovan Battista da Lugano su precedente
progetto del più famoso Bramante.
Non solo natura
dunque in questo splendido angolo d’Italia ma Natura
indubbiamente principale attrazione, grazie alla particolare
conformazione territoriale e alla sua ottima conservazione
ottenuta grazie anche alla istituzione del Parco, picchi
scoscesi ed imponenti che si fronteggiano o racchiudono preziose
gemme, affrontabili certamente in sella alle due o quattro ruote
dal basso cospetto delle strade che percorrono le strette
pendici montane o gli estesi piani, ma certamente più
apprezzabili nella tranquillità delle escursioni a piedi e nelle
attenta ricerca delle meraviglie qui nascoste.
LE STRADE SIBILLINE
Ma anche senza
dovere per forza rinunciare per lunghi periodi alla nostra
cavalcatura è possibile apprezzare la straordinaria bellezza di
questi luoghi magari percorrendo sentieri aperti al traffico ma
sterrati ed impercorribili durante l’inverno quando di esclusivo
possesso delle abbaglianti nevi, come l’ affascinante passaggio
dalla Forcella del Fargno che attraversa la catena montuosa al
cospetto degli imponenti monte Rotondo 2103 mt e Pizzo tre
vescovi 2092 mt.
Lo sterrato che
inizia la sua ascesa da Bolognola permette di raggiungere Ussita
offrendo all’impavido viaggiatore un colpo d’occhio
sensazionale sulle aspre vette dei Sibillini, il fondo compatto
ma con pietrame sparso anche di rilevante dimensione impone
particolare attenzione guidando moto non destinate
specificatamente ad un utilizzo in fuoristrada, tendenzialmente
non affrontabile con qualsiasi tipo di moto sconsigliamo la sua
percorrenza con moto stradali con passeggero al seguito.
Ma andiamo per
ordine: i gioielli più rinomati racchiusi dalla amorevole
protezione della catena montuosa sono sicuramente i quattro
Piani: il Pian Grande, il Piano Perduto, il Pian Piccolo e Piano
dei Pantani che compongono quel grande altopiano su cui si erge
la collina che ospita l’unico agglomerato urbano presente,
Castelluccio, che divide il Piano Perduto dagli altri tre.
L’accesso ai
piani è consentito attraverso tre valichi: La Forca di Gualdo a
nord che immette sul Piano Perduto, Forca di Presta ad est sul
versante Marchigiano e la Forca Canapine che si ricongiunge con
la strada proveniente da Norcia dalla Forca santa Croce prima di
raggiungere il piano da sud.
Accedendo al
complesso montuoso da Nord (magari percorrendo il valico di
Colfiorito) dalla statale 77 del Colfiorito in località
Polverina si può raggiungere il lago di Fiastra, balneabile
bacino artificiale e ambita meta estiva delle accaldate
popolazioni locali, e da li decidere quale direzione seguire,
delle tre principalmente disponibili.
La prima
direzione di massima suggerisce di seguire le indicazioni per
Bolognola e successivamente ridiscendere ad est su Sarnano e poi
costeggiare i monti procedendo verso sud e toccando i paesi di
Amandola , Montefortino, Montemonaco e Montegallo rientrando sul
Piano Grande dal valico di Forca di Presta (1536 mt).
Questo percorso
permette di osservare da un punto di vista diverso da quello del
Piano le vette più alte dei monti Sibillini assaporando anche i
contesti storico culturali dei paesi pedemontani, importanti
centri turistici da visitare e da vivere oltre che da utilizzare
come base per la esplorazione del Parco.
Sono molte le escursioni
effettuabili in zona sulle diramazioni stradali che si
arrampicano sulle pendici montane, come quella verso il monte
Sibilla che prende il suo via da Montemonaco e che permette di
arrivare su strada sterrata fino al rifugio Sibilla a 1540 mt,
oppure a Foce di Montemonaco base di partenza per le escursioni
a piedi verso il Lago di Pilato.
La seconda direzione, sempre da
località Bolognola, ci dirige sullo sterrato del già citato
Fargno , pista questa soggetta alla chiusura dovuta al manto
nevoso anche in inoltrata stagione primaverile dato che non
viene liberata dagli spazzaneve.
Il terzo tracciato ci dirige verso
ovest dall'abitato di Fiastra su strette strade ma asfaltate,
anch'esse soggette alla potenziale chiusura per neve, per
raggiungere Ussita attraverso la suggestiva visione del
Santuario di Macereto, da Ussita possiamo decidere di
raggiungere Castelsantangelo sul Nera, porta di accesso al Piano
Perduto, oppure allungando il percorso ma visitando anche la
antica Visso.
Da Castelsantangelo sarà compito
della Forca di Gualdo (1496 mt) introdurci nel sistema dei piani
Sibillini Iniziando dal Piano Perduto.
La
leggenda del Piano Perduto
Grazie al
Valico di Gualdo è possibile, risalendo da Castelsantangelo sul
Nera, presentarsi da nord al cospetto del primo dei quattro
piani che deve il suo nome ad un episodio cruento sospeso tra
storia e leggenda.
Il 22 luglio
1522 Visso e le sue alleate Guaita Montanea (Castelsantangelo) e
Guaita Uxitae (Ussita) diedero luogo ad una battaglia destinata
ad entrare nella leggenda, saranno infatti 600 eroi a
sconfiggere gli oltre 6000 soldati messi in campo dalla rivale
Norcia dominante la conca sibillina dal suo avamposto a
Castelluccio.
Verità e
fantasia si intrecciano nella descrizione di questo fatto
certamente avvenuto, probabilmente con altre forze in campo, che
mise fine (almeno temporaneamente) a secolari scaramucce tra
confinanti.
Cronista dello scontro il poeta
pastore Berrettaccia di Vallinfante con il suo poema parimenti
leggendario scritto nel XVII sec e cosi cominciante : “Giorno
gualdese da bisogno mosso Di Cànetra nel bosco taglia un
legno:Di Norcia il guardian gli corre addosso, Ma il bravo
Giorro lo fa stare a segno: Ogni norcin da questo fatto scosso
D' armarsi contro Visso fa disegno: Norcia che ha più di forze
vincer crede, Ma vince Visso che nei santi ha fede”
e del quale non è semplice trovare ulteriori tracce se non in
loco.
Arrivando da ovest tocca invece alla
splendida Norcia presentare il parco dei Sibillini e alla Forca
di Santa Croce (813 mt) immettere sulla direttrice verso il
Piano coniugandosi prima con la strada che da sud-est attraverso
le Forche Canapine arriva da Arquata del Tronto.
Un altro itinerario da non
sottovalutare è quello che attraverso il valico della Forca di
Ancarano (1008 mt) collega la città di Norcia con la Valnerina,
sul confine ovest del parco, percorrendo la valle Castoriana, il
cui nome deriva probabilmente dalla antica presenza di tempietti
dedicati a Castore e Polluce, i Dioscuri gemelli figli di Zeus e
Argonauti in cerca del vello d'oro.
Coinvolgente il paesaggio che
risalendo il valico si affaccia sulla pianura di Santa
Scolastica sulla quale si erge Norcia, cosi come quello
immediatamente pedemontano una volta raggiunta la Forca con gli
antichi castelli che sorvegliano la valle protetti dalle cime a
ponente dei Sibillini.
La tranquillità di una mattina di
fine inverno rappresenta il momento ideale per attraversare
queste contrade avvolte dal silenzio e dalla storia, impossibile
non fermarsi in rispettosa contemplazione della Chiesa di San
Salvatore risalente al V sec, o in ammirazione delle antiche
mura del Castello di Campi Vecchio e le rovine adiacenti della
fortezza, per poi avvolgersi nella spiritualità della
antichissima abbazia di sant' Eutizio edificata nel XII e nella
quale anche san Benedetto da Norcia trovò conforto.
Se è vero che si possono evidenziare
in modo rilevante tutte le escursioni effettuabili nel complesso
del Parco dei Monti Sibillini è anche vero che il ruolo più
suggestivo ed emozionante lo gioca il sistema dei Piani sul
quale svetta silenziosa l'antica Castelluccio.
Da qualunque Forca si raggiunga la
spettacolare visione è impossibile non restare ammaliati da
tanta esclusiva bellezza, il percorrere gli stretti tornanti che
si arrampicano sulle pendici montane carica emotivamente il
viaggiatore in trepidante attesa per ciò che infine sul valico
potrà ammirare, sensazione tipica e ben conosciuta da parte di
chi ama superare i passi montani pregustando la sorpresa del
paesaggio sconosciuto o stagionalmente diverso, da ammirare una
volta in vetta.
Qui però, contrariamente alle
aspettative, il paesaggio non precipita nuovamente, accompagnato
nella caduta dalle cime dei monti che sfumano verso le vallate
sottostanti , una volta in vetta lo sguardo si apre su di un
ampio altopiano amorevolmente cullato dalla corona dei monti
variegato dalle coltivazioni e dalle variazioni climatiche
imposte dalle stagioni.
Facile far correre la fantasia ed
immaginarsi di fronte allo spettacolo di un mondo perduto
nascosto tra i monti, facile lasciarsi trasportare dalla
emozione che sale in gola in contemplazione di quanto appena
scoperto, facile trovare nuova soddisfazione ogni volta nel
cambiamento panoramico che il ritmo incessante delle stagioni
impone al Piano ed ai monti che lo cingono. |