L'ultima uscita di Medusa



Non potevo continuare,
troppe volte avevo dimenticato quello che stavo facendo perso nella
contemplazione delle dolci ondulazioni, dovevo fermarmi.
Ogni rumore cessa improvvisamente non appena giro
la chiave nel blocchetto cosi' come la sensazione gelida dell’aria si allontana
velocemente dal mio corpo, adesso il silenzio e’ signore assoluto, brevi quanto
leggere brezze carezzano la mia pelle nei pochi lembi scoperti al sole appena
tiepido.

Lo sguardo segue trepidante le colline delle Crete
non più asettiche e brulle come alcune settimane fa’, adesso il tremulo verde
delle neonate pianticelle stempera il triste marrone delle rivoltate zolle, muto
testimone dell’inverno che ormai si avvia alla conclusione, necessario passaggio
dal letargo che ha preso inizio in autunno alla rinascita della primavera.

Adesso la logica si attenua, e’ l’anima che si
scuote, un brivido percorre la schiena la tiepida aria si insinua nei miei
capelli con una folata di vento, non e’ più solo lo sguardo che corre
lontano ondeggiando sulle verdi
ondulazioni ma e’ una parte di me che sembra voler
sfiorare le verdi delicate pianticelle come il soffio di vento che poco prima
aveva scosso la mia consapevolezza, remoto dentro di me sento il dolore atavico
del piccolo uomo che piange il dono del cielo che mai avrà.


Senza soluzione di continuità il ritmo silenzioso
delle ondeggianti colline si perde all’orizzonte punteggiato di piccoli laghetti
immoti sotto una gelida crosta di ghiaccio, dall’alto il popolo del cielo sembra
prendersi gioco della mia umana incapacità giocando sulla tavolozza
dell’orizzonte dove una mano divina ha disegnato la perfezione.


Mentre mi avvio al ritorno vedo le ombre della sera
che si allungano intorno a me e l’ultima sensazione mia avvolge il cuore,
“sento” la rinascita, il freddo sta’ per essere sconfitto, dietro di me i verdi
germogli ondeggiano alla brezza del crepuscolo ormai inarrestabili nella loro
naturale crescita, un nuovo ciclo ha inizio, la vita dopo la morte.

