Meteorologicamente la giornata certo delle migliori ma gli stimoli che mi spingono ad indossare l'abbigliamento invernale da moto e far uscire Maia dalla sua ricovero sono più che sufficienti, a causa delle condizioni meteo avverse e di una ridotta disponibilità temporale sono infatti ormai passate molte settimane dall'ultima volta che sono saltato in sella alla nera Ducati e la voglia di assaporare le sensazioni che una uscita in moto trasmette si è fatta ormai insostenibile. Se a tutto ciò poi aggiungiamo la voglia di testare sul campo, ovvero nelle condizioni di normale utilizzo, il nuovo “giocattolino” che ho appena acquistato per integrare il mio parco ottiche, uno stupendo sigma 10-20 f4/5,6, è facile comprendere come risultasse praticamente impossibile resistere a tali tentazioni. La parte più difficile è quella relativa alla decisione della meta, il tempo mia disposizione non è tantissimo, e quindi sono obbligato a battere zone che teoricamente conosco come le mie tasche, eppure proprio in funzione del test che voglio fare col nuovo grandangolo che il teatro di tale prova si visualizza nella mia mente; tra tutti i luoghi delle terre limitrofe che ho visitato ce n'è uno che non sono mai riuscito a immortalare decentemente nella memoria digitale della mia reflex, tra l'altro uno dei luoghi più belli suggestivi della Toscana grazie alla sua perfetta conservazione: il borgo fortificato medievale di Monteriggioni. |
La strada che conduce a Monteriggioni attraversa la zona del Chianti a me più care sia dal punto di vista paesaggistico che da quello della guida, Intermezzo questo che mi permette di riprovare quell'intense sensazioni che scaturiscono dalla fluida danza del mezzo che si immedesima con il tracciato, le strade finalmente asciutte, anche se non calde, consentono di utilizzare al meglio le prestazioni della Multistrada, condizione questa che non si verificava più ormai da molti mesi.
Soste imprescindibili quelle effettuate ai panorami simbolo di questo itinerario per testare subito le capacità della nuova lente ma con in mente solo un obbiettivo, quel castello medievale che mi ha sempre negato la sua immagine migliore.
Il soffice ma grigio cielo che mi sovrasta incapace di prendere una decisione definitiva, alterna promesse di pioggia a incoraggianti squarci di sereno, le temperature comunque si mantengono ben al di sopra della gelida media dei mesi passati, frutto di un inverno che ha utilizzato al meglio le sue caratteristiche principali, freddo e pioggia e neve hanno infatti caratterizzato decisamente la stagione dell'oblio.
MONTERIGGIONI
Come era facilmente prevedibile sono poche le macchine che affollano il parcheggio situato poco fuori delle mura cittadine, un grigio sabato invernale non è certo la giornata più stimolante per una visita turistica anche se lo risulta per chi vuole godersi un contesto tranquillamente suggestivo senza l'affollamento turistico tipico delle giornate serene, il contrasto con il cielo nuvoloso inoltre costituisce un contesto meno scontato e probabilmente più stimolante per una sessione fotografica, di certo un'ulteriore sfida alle mie capacità e quelle del mio armamentario fotografico.
La disponibilità del grandangolo spinto si dimostra subito interessante, parcheggiata Maia inizio a scattare foto alla cinta muraria perfettamente conservata la cui vicinanza al punto di ripresa non mi aveva mai consentito di ottenere fotografie, a mio giudizio, soddisfacenti, difficile comunque lavorare in presenza di un cielo grigio frastagliato con ampi squarci di abbacinante cielo lattiginoso.
Supero la porta principale d'ingresso per immettermi nella piazza principale del piccolo paese, come preventivato le strade sono praticamente deserte, pochissimi turisti che sfidando le condizioni avverse passeggiano per le antiche strade, in questo contesto le immagini catturate con la nuova prospettiva risultanio ancora più suggestive.
Date le condizioni climatiche generali infatti, è meglio tentare di enfatizzare una certa drammaticità del contesto che tentare di ottenere una luminosità che in effetti non c'è, la totale assenza di presenza umana contribuisce non poco ad incrementare quest'atmosfera.
Dopo i primi scatti di rito alla piazza decido di percorrere la breve passeggiata sulle mura, dall'alto avrò certamente una visuale migliore e più ampia sul bordo sulla intatta cerchia muraria.
La passeggiata decisamente consigliabile pur nella sua brevità, è divisa in due tronconi situati agli estremi opposti del cerchio delle mura, i due percorsi sono ovviamente effettuabili con lo stesso biglietto e alla modica cifra di € 1,60.
Passeggiata sulle mura (1)
Ridisceso dalle alte mura percorre lentamente le due del paese osservandone ogni piccolo particolare fino ad arrivare alla seconda porta d'ingresso alla cittadina situata nella parte diametralmente opposta e essenzialmente pedonale in quanto servita da una sconnessa strada sterrata utilizzabile solo dai residenti.
Le mura esterne (1)
Al di fuori della porta è possibile osservare l'intatto sistema di mura e di torri percorrendo la strada che ne segue totalmente il perimetro, semicerchio che seguo per poi rientrare all'interno del borgo dalla porta principale e terminare così la visita al medievale contesto percorrendone le restanti strade.
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Le strade secondarie
Il borgo di Monteriggioni è una piccola perla della nostra regione immediatamente suggestiva per la sua integrità e per la facilità con cui un osservatore riesce ad immaginare un'atmosfera medievale passeggiando per le sue vie, atmosfera che è ancor più respirabile quanto nei primi giorni di luglio il borgo festeggia i suoi natali con un evento dal sapore inderogabilmente medievale.
Edificato dai Senesi intorno al 1210 principalmente con lo scopo difensivo contro le mire espansionistiche di Firenze, nonché a sorveglianza della via Francigena, fu teatro di numerosi scontri per il suo possesso, con la definitiva sconfitta della Repubblica di Siena del 1555 Monteriggioni passò sotto il dominio della signoria fiorentina che ne rese schiavi gli abitanti.
Le mura esterne (2)
« però
che, come in su la cerchia tonda Monteriggion di torri si corona,
così la proda che 'l pozzo circonda torregiavan di mezza la persona
li orribili giganti, cui minaccia Giove del cielo ancora quando tona »
(Dante Alighieri, Inferno canto XXXI, vv. 40-45)
Brevi squarci di speranza che si erano aperti nel cielo si richiudono rapidamente, anche la temperatura volge decisamente al ribasso un leggero brivido di freddo mi attraversa mentre allaccio il giubbotto e indosso il casco per poi risalire in sella a Maia, una breve occhiata alla mappa e la nuova meta è già decisa, oltre Poggibonsi sulla cassia Barberno Valdelsa mi attende, borgo superficialmente osservato passando ma mai esplorato a fondo.
Percorro velocemente la strada che mi separa da Poggibonsi per poi imboccare la cassia nella sua variante fiorentina e raggiungere così dopo pochi chilometri la cittadina di Barberino, parcheggiando davanti alla porta d'ingresso al borgo antico.
BARBERINO VALDELSA
La nascita del castello di Barberino è riconducibile ai primi del 1200 contestualmente ad un importante fatto storico, la distruzione da parte dei fiorentini della città di Semifonte che superbamente aveva tentato di contrastare il dominio territoriale, la rabbia accumulata negli anni da parte della città del giglio si trasformò in una furia distruttiva inusuale che portò alla distruzione totale della città e al divieto di edificare alcunché nel terreno sul quale sorgeva.
Palazzo Pretorio
L'importanza del borgo di Barberino si accrebbe progressivamente grazie traffici che percorrevano la via che collegava Siena Firenze e la stessa via Francigena, vie che un tempo attraversavano la città al suo interno.
La ridotta estensione della antiche vestigia consente una veloce visita, anche in questo caso scarsa alla presenza umana tra le anguste vie, una breve visita alla cattedrale è di nuovo tempo di salire in sella, la prossima meta della giornata è Certaldo in un'ovvia successione indicata da quel filo conduttore che mi spinge alla ricerca di contesti architettonici medievali e fino a ieri difficilmente impressionabili fotograficamente a causa della inadatta lunghezza focale delle mie ottiche e degli angusti spazi tipici delle antiche cittadine.
Chiesa di S. Bartolomeo
Totalmente ignaro di quello che avrei osservato decido mappa alla mano il tragitto più tortuoso e sconosciuto per arrivare a Certaldo, piacevolmente impressionato da come questa regione riesca continuamente ad offrirmi nuove suggestioni nonostante le mie infinite esplorazioni.
PETROGNANO SEMIFONTE
Effettivamente, sul posto, la osservazione di Petrognano Semifonte non aveva ridestato in me particolari ricordi limitandosi alla normale suggestione che un tale contesto riesce ad scatenare, solo nel successivo approfondimento (documentazione successiva al viaggio che di norma effettuo una volta a casa) sarei venuto a conoscenza della antica cittadina di Semifonte e della sua breve esistenza.
In pieno medioevo Semifonte sfidò con estremo ardire la nascente potenza di Firenze oltretutto controllando una zona ricca ed importante per i traffici come quella situata sulla Francigena, Firenze non poteva sopportare a lungo un tale affronto ne restare fuori dai traffici che lungo tale asse si svolgevano.
“Firenze fatti in là che Semifonte divien città"
Nel 1202 Semifonte capitolò definitivamente alla offensiva militare ( e politica) della città destinata a diventare dominatrice assoluta dei territori Toscani, ma la rabbia dei Fiorentini non si placò con la vittoria, oltre alla totale distruzione di tutte le costruzioni cittadine venne vietata la edificazione di qualsiasi fabbricato sul terreno che un tempo ospitava la sconfitta contendente.
A perenne monito per chiunque avesse inteso sfidare la potenza di Firenze.
Il divieto, incredibilmente rispettato a tutt'oggi, permise in loco solamente, nel 1594, la costruzione della Cappella di san Michele ad imitazione della cattedrale di S. Maria del Fiore a Firenze in perpetua memoria del popolo che arditamente sfido Firenze.
Petrognano sfuggi al divieto in quanto all'epoca situato fuori delle mura della città.
CERTALDO
I pochi indici di speranza per una clemenza metereologica lentamente scompaiono mentre raggiunta la cittadina di Certaldo, ultima tappa della escursione odierna, ne aggiro la parte moderna per risalire sui colli retrostanti che conducono al colle ospitante la città vecchia.
Abbandonata Maia nel comodo parcheggio situato subito fuori le mura, mi accingo alla esplorazione del conosciuto borgo con ""occhi", stavolta, decisamente diversi.
Certaldo nasce come nucleo Etrusco successivamente trasformatosi in abitato Romano, divenne Castello indipendente sotto il domino degli Alberti intorno al 1100 e accrebbe progressivamente la sua importanza dopo la distruzione di Semifonte ed il successivo spostamento della via Francigena verso valle.
Passata sotto il controllo fiorentino nel 1184 verrà saccheggiata all'indomani della battaglia di Monteaperti che vide la vittoria delle truppe Senesi, per poi tornare a crescere grazie alla posizione territoriale, di nuovo sotto saccheggio da parte dei Senesi nel 1479 tornerà ancora a svilupparsi fino ai giorni nostri passando però il testimone alla parte nuova della città e dimostrando un progressivo e deleterio abbandono della città vecchia solo recentemente interrotto.
Anche nella cittadina che probabilmente diede i natali a Giovanni Boccaccio, ma che certamente vi mori, regna una suggestiva tranquillità, la mura rossicce dominano imponenti la strade deserte che si svolgono tra le mura, un panorama ordinato oltre che pulito e silenzioso in grado di stimolare ulteriormente l'immaginazione.
Anche in questo contesto il grandangolo spinto del nuovo Sigma si dimostra assolutamente efficace e di ottima qualità fotografica, coloristicamente risulta quasi "polarizzato" enfatizzando le cromaticità e i contrasti come di solito accade in presenza di filtri polarizzatori, affiancato alla mia dotazione standard permette il raggiungimento di un eccellente potenziale espressivo, potenziale che ovviamente da solo non è in grado di esprimere alcunche......
Personalmente soddisfatto dell' appofondito test, ottima scusa per una uscita mototuristica, completo la visita della deserta città medievale per poi tornare sui miei passi e riporre (quasi) definitivamente la mia relfex nel suo morbido ricovero ricavato nella borsa serbatoio, una ulteriore sosta al parco collinare situato subito dietro la città costituisce l'ultima tappa della giornata nonchè l'ultimo set fotografico.
Decisamente appagato dal viaggio giunto alla sua conclusione, ed in trepidante quanto piacevolmente infantile attesa della prossima uscita, pianifico mentalmente l'itinerario di ritorno puntando verso Poggibonsi con un chiaro intento.
Purtroppo la pioggia che per tutto il giorno mia aveva risparmiato, inizia a cadere copiosa proprio mentre mi accingo a sciogliere le briglie alla nera Ducati su quella meraviglia stradale e paesaggistica che congiunge Poggibonsi a Castellina in Chianti altrimenti nota come l'Università della Moto.
Nonostante le proibitive condizioni è un soddisfatto ed incontrovertibile sorriso quello che mi accompagna per tutto il viaggio di rientro, un buonumore che nemmeno la fitta ed umida nebbia che ammanta i colli del Chianti può in qualche modo scalfire, tra poco potrò scaricare le foto e vedere il risultato.
Emozionatissimo non vedo l'ora.... sono proprio un bambino!!!!!!!!