L'unica cosa positiva in questa giornata è riconducibile alle condizioni climatiche, fin dalle prime luci dell'alba esse non hanno lasciato spazio al benché minimo dubbio: piove, e pioverà ininterrottamente almeno per tutto il giorno, salvo brevi e pochi significativi intervalli, le previsioni e quanto ci è possibile vedere con i nostro occhi non consentono speranze.
Nonostante questa indiscutibile verità decidiamo di intraprendere comunque una delle escursioni previste, o almeno tenteremo di farlo; siamo equipaggiati con poncho antipioggia e, quasi tutti, con scarponi impermeabili ( ai miei si sono staccate le suole il giorno prima...), possiamo provare a dare un senso a questa lunga vacanza che rischia di risolversi con una noiosa e snervante attesa del giorno di rientro a casa.
Raggiungiamo, in numero ridotto, Leo preferisce dedicarsi alla famiglia, il versante est dei monti Sibillini attraversando la lunga galleria delle Forche Canapine per poi dirigerci verso la zona di Montefortino da dove, secondo la nostra mappa, prende il via il sentiero per le Gole dell'Infernaccio, suggestiva manifestazione naturale da più parti consigliataci.
Sulla carta l'escursione risulta decisamente lunga anche se non eccessivamente impegnativa, per fortuna il parcheggio dove la strada sterrata si conclude con una sbarra ed inizia il sentiero trekking è situato quasi a metà del percorso inizialmente preso in considerazione, permettendo così la riduzione consistente di un tratto altrimenti da affrontare a piedi sotto la pioggia e senza nessun significato paesaggistico, data la presenza di una rilevante nebbia che non consente che una ridotta visibilità.
Accompagnati dalla inseparabile pioggia iniziamo la escursione verso la nostra meta, sul tragitto relativamente breve incontriamo tutti i passeggeri delle poche macchine presenti nel parcheggio impegnati nel rientro dato che, come ci sussurra l'ultima coppia, il percorso è "pericoloso, troppo pericoloso".
Giungiamo velocemente a quello che sembra poter essere evidenziato come il punto pericoloso precedentemente paventato, l'attraversamento del fiume Tenna, il corso d'acqua che scorre violento tra le Gole dell'Infernaccio, appare poco auspicabile vista l'irruenza delle acque e la evidente instabilità del ponte, ma dato che ad un veloce esame non sembra esserci pericolo maggiore di un tuffo nelle acque che non mette in discussione la nostra incolumità decidiamo di comune accordo di procedere nelle esplorazione.
Attraversare il fiume non presenta in effetti nessuna difficoltà, l'eventualità di un aumento consistente del livello del fiume e conseguente crollo del posticcio ponte sollecita per un breve attimo la nostra consapevolezza, poi di fronte ad una nuova inaspettata scoperta l'ombra velocemente si dissolve.
Siamo ad una quota di circa 900 mt slm in un periodo catalogabile come primavera inoltrata, non è semplice quindi accettare immediatamente il fatto che l'arco di roccia che scavalca il fiume non è proprio composto di roccia ma di ghiaccio, freddo e spesso ghiaccio come la lunga lingua coperta dal fogliame che scende dal fianco della montagna a sovrastare il fiume.
Il logico scioglimento di tale consistenza glaciale appare al momento improbabile data la situazione climatica e l'orientamento della gola che, teoricamente, dovrebbe ricevere un consistente irraggiamento solare praticamente...mai.
Nonostante la sua assoluta improbabilità la "scoperta" di un ghiacciaio perenne ci riempie di orgoglio e di gioia, alla realtà torneremo più tardi, molto più tardi.
Se non fosse per la assoluta mancanza di insetti fastidiosi non avremmo difficoltà ad immaginare in maniera assolutamente realistica di essere spersi una umida giungla del sud-est asiatico, e se sotto i nostri poncho imbracciassimo qualcosa di più pericoloso di una reflex probabilmente non tarderemmo a vedere apparire ostili e pericolosi Viet-cong.......
Mentre la fantasia corre veloce sulle ali della suggestione, le pareti di roccia tra le quali si insinua rabbioso il Tenna diventano sempre più strette e ripide, il percorso diventa parimenti più difficoltoso e irto grazie anche alla scivolosità del terreno roccioso sul quale si stende insidioso un tappeto di instabile fogliame.
Oltre alle magnifiche opere naturali chiaramente visibili e che giustificano l'escursione anche (e soprattutto?) in queste condizioni, in loco si distinguono anche manufatti umani identificabili, oltre agli inconfondibili ponti, in dighe, gallerie, e muretti di contenimento del torrente, opere apparentemente incoerenti con l'ambiente circostante, ponti a parte ovviamente.
Quello che di certo avrà una logica spiegazione, al momento ( e forse volutamente) appare misterioso, se la galleria può in qualche modo essere giustificata in un tentativo di aggirare il tratto più impervio ma anche rappresentativo della gola, le dighe abbandonate e i sentieri bordo fiume protetti da muretti che in alcuni tratti presentano i resti di corrimano in tubi di acciaio, risultano molto più difficili da spiegare.
La pioggia non ci abbandona nemmeno una volta fuori dalle oscure gole dove la luce torna ad essere qualcosa di più di un effetto crepuscolare, qui il Tenna rilassa in parte la sua corsa non ancora costretto tra le rocciose gole, ai suoi lati una fitta boscaglia lascia trapelare un chiarore che risulta incoraggiante ma solo per effetto di contrapposizione con le precedenti tenebre presenti nella parte più impervia delle gole.
In un ambiente quasi totalmente selvaggio è strano osservare sotto i nostri piedi al centro del sentiero dei tombini che, a quanto pare, danno accesso alla tubature di un acquedotto, la cosa comunque potrebbe servire a spiegare la presenza dei manufatti precedentemente osservati ad iniziare dalla galleria utilizzata probabilmente per far passare le tubature in un contesto più sicuro di quello delle gole.
Mentre l'intensità dello scroscio sembra rallentare torniamo sui nostri passi ripercorrendo l'orrido verso il sentiero che ci permetterà di tornare al parcheggio, le macchine fotografiche al nostro seguito continuano imperterrite il loro lavoro di documentazione, collocate al sicuro sotto l'impermeabile vengono esposte più volte alla inclemenza degli elementi nella speranza che ciò non arrechi loro danni rilevanti non essendo dotate di nascita di neanche una minima tropicalizzazione che avrebbe permesso loro di essere esibite alle intemperie senza timore alcuno.
Il ponte è ancora al suo posto, non poteva essere altrimenti visto che le precipitazioni non sono aumentate e nemmeno l'irruenza del fiume, lo superiamo velocemente per poi rifugiarci in auto, percorso il chilometro circa che ci separa dal parcheggio.
Fradici nonostante le coperture viste le condizioni del percorso, felici per quanto osservato in assoluta solitudine ed in un contesto paesaggistico estremo quanto suggestivo, percorriamo tranquilli la strada che ci separa dal caldo rifugio all'agriturismo.
Per tornare però non attraverseremo la galleria delle Forche Canapine percorsa all'andata, il cielo cessato l'insistente pianto pare disponibile ad un diverso approccio nei nostri confronti, non è escluso che valicato il passaggio della Forca di Presta, si possano trovare sprazzi di azzurro che campeggiano sul Piano Grande.......
IL TREKKING SIBILLINO PROSEGUE: