Gradara - Il Castello dell'Amore proibito

 

E' il chiaroscuro tipico di una giornata metereologicamente variabile quello che ci accompagna attraverso le strade della Romagna e delle Marche insieme ad una speranza di miglioramento più utopistica che remota, ma il problema in questo caso appare assolutamente relativo, sono le quattro ruote stavolta a svolgere il compito di trasportarci verso la nostra meta data la presenza di un terzo piccolo partecipante alla sua prima uscita con il resto della famiglia.

Se certamente la componente emozionale del viaggio risulta penalizzata dall'utilizzo dell'auto resta invariata quella dedicata alla conoscenza e alla ricerca di nuove fonti di suggestione e crescita culturale, il Viaggio continua!!!

 

 

Le vie Romagnolo/Marchigiane

 

       

 

Il castello di Gradara

 

 

Risale al XII sec. la costruzione di questa importante roccaforte caduta pochi anni dopo sotto il controllo dei Malatesta, la particolare struttura abbinata alla doppia cinta muraria (tra le due mura si erge la cittadina di gradara) ed ai tre ponti levatoi la rendono praticamente inespugnabile.

 

           

 

Saranno poi gli Sforza nella seconda metà del 1200 a dominare la Rocca, dopo Paolo e Francesca sarà compito di Lucrezia Borgia mantenere vivo il futuro interesse non solamente storico, la sinistra fama della giovane Lucrezia si basa su fondamenti riconosciuti, sarà infatti il terribile padre,  Papa Alessandro VI Borgia, ad obbligare la figlia a contrarre sempre nuovi matrimoni per accrescere il proprio potere riservando un atroce destino a quei mariti che non acconsentivano alla separazione.

Giovanni Sforza si salvò probabilmente da questo triste destino accettando la separazione dalla pericolosa moglie.

 

               

 

Passata più volte di mano, verrà acquistata nel 1920 da un Ingegnere Bellunese che ne curerà il paziente restauro riportando la rocca agli antichi splendori Malatestiani.

 

           

 

L'Antica Roccaforte

 

"or, ch'al cor gentil ratto s'apprende,
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.

Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.

Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense.
Queste parole da lor ci fuor porte"

(Dante Alighieri, Inferno V, 100-108)

 

Al tempo in cui si svolge uno degli intrecci amorosi più celebri della storia l'adulterio non era disonore al quale si poteva rimediare con un semplice divorzio, non era nemmeno un atto al quale la morale del periodo in qualche modo poteva concedere attenuanti, è per questo motivo che oltre ad essere vittime della furia del marito tradito i celebri amanti Paolo e Francesca vengono all'inferno confinati nella dantesca Divina Commedia.

 

       

           

     

       

 

Francesca da Polenta è figlia del Signore di Ravenna che nel 1275 decide di darla in sposa a Giovanni Malatesta detto Giangiotto lo Zoppo, preoccupato per le possibili rimostranze della giovane alla vista del promesso tutt'altro che aitante, Guido da Polenta combina un incontro tra la figlia e l'avvenente fratello di Giangiotto detto Paolo il Bello.

Accettate le nozze ed ignara che la presenza all'altare del bel Paolo era solo per procura la sfortunata Francesca si rese ben presto conto del suo destino la quale invero ben presto si rassegnò.

 

           

 

       

 

Paolo, forse pentito della sua parte nell'inganno perpetrato ai danni della bella fanciulla, trascorreva spesso dei periodi al castello di Gradara in sua compagnia, periodi durante i quali Giangiotto era quasi sempre assente impegnato nei vari compiti che la carica rivestita gli imponeva.

Sarà Malatestino dell'Occhio, così detto a causa dell'unico occhio vedente, a riferire a Giangiotto delle continue visite di Paolo a Francesca che un mattino di settembre finse di partire per la sua solita missione e rientrò nel castello attraverso un passaggio segreto.

 

 

                       

 

Scoperti proprio mentre si scambiavano un casto bacio e impossibilitati alla fuga saranno passati a fil di spada dal furioso Giangiotto e condannati a vagare per l'eternità nel girone infernale a loro riservato dall' implacabile penna di Dante alighieri.

 

           

 

 

Sospesi tra il romanticismo per eccellenza legato alla triste sorte di Paolo e Francesca e alla atroce sottomissione della storicamente implacabile Lucrezia Borgia attraversiamo le splendide stanze del Castello per la maggior parte splendidamente restaurate ed ammobiliate nel tentativo, assolutamente riuscito, di ricreare una stimolante atmosfera storico/narrativa.

 

 

       

 

 

                       

 

Impossibilitati ad effettuare la benchè minima foto degli ambienti interni, come spesso accade in numerosi siti di patrimonio pubblico o privato, esercitiamo il nostro solito diritto di rivalsa evitando di acquistare qualsiasi cosa presso il negozio di libri e gadget presente (ovviamente) alla fine del percorso, acquisti che invece in presenza di condizioni più comprensibili, come foto senza flash o cavalletti professionali, normalmente effettuiamo.

 

           

       

La cinta muraria

 

       

 

 

Se da un lato il quasi omogeneo biancore che pervade tutta la volta celeste risulta fastidioso, sopratutto da un punto di vista fotografico, dall'altro aumenta la suggestione legata ad un contesto medievale perfettamente integro sicuramente più riconoscibile per le sue caratteristiche storiche nel triste grigiore di una giornata invernale che immersa in un gioioso cielo azzurro.

 

               

 

           

 

Da non sottovalutare infine che le condizioni climatiche hanno ridotto la presenza turistica nel complesso dandoci modo di viverlo senza affanno e senza la classica folla tipica della giornata di sole, assaporandone fino in fondo la suggestione che le strade quasi deserte sono in grado di ispirare.

 

           

 

       

 

               

 

   

 

       

 

               

 

Il camminamento di ronda

 

           

 

 

Anche percorrere il camminamento di ronda praticamente in solitaria risulta quantomeno emozionante, osservando dall'alto una cittadina nella quale gli abiti delle poche persone che vi passeggiano rischiano di trasformarsi per effetto di una leggera, quanto benvoluta, suggestione nei tipico abbigliamento medievale regalandoci l'illusione di un impossibile salto indietro nel tempo, nella speranza di non incrociare una ben poco comprensiva ronda alla quale potremmo spiegare ben poco prima di finire alla tortura e magari successivamente sul rogo.......

 

           

 

           

 

 

       

 

 

Il camminamento che prende il suo via dalla porta principale della cittadina percorre parte della cinta muraria offrendo un panorama eccezionale sulle colline Marchigiane circostanti ma anche sul castello e sulle vie interne del paese.

 

               

 

       

 

           

 

 

           

 

Dietro le Quinte

 

           

 

               

 

L'illusione di una sessione fotografica in notturna tra antiche le mura illuminate dalla suggestiva luce artificiale svanisce contemporaneamente all'aumentare progressivo dell'intensità delle pioggia che bagna Gradara e che cesserà solo alle prime luci del mattino.

 

Prime luci dell' alba

 

           

 

 

       

 

Ancora dispiaciuto per la mancata occasione notturna mi concedo la mia classica passeggiata con le prime luci dell'alba, la leggera foschia che carezza i bastioni e l'assoluta solitudine che mi viene concessa compensano in parte quanto negatomi da Giove Pluvio poche ore prima.

 

           

 

               

 

       

 

           

 

Il Castello che ospitò due dei lati più estremi che l'Amore può presentare: quello di uno dei più romantici ed impossibili della storia che legò Paolo e Francesca, contrapposto a quello di di comodo tra Lucrezia Borgia e Giovanni Sforza, lentamente torna alla vita giornaliera svegliandosi dal notturno torpore.