LA VITA E' IL VIAGGIO
Il
sole splende raggiante appeso ad un cielo azzurro profondo nel quale nuotano
pigramente poche soffici nuvole bianche, il profumo della primavera e del
risveglio della natura riempiono gli avidi polmoni in lenta espansione mentre
lo sguardo attento accarezza le cime sovrastanti che declinano svogliatamente
verso la lontana valle, il silenzio in questo impercettibile palpito congelato
in un istante apparentemente infinito regna supremo.
Spenta la fonte di vitale spinta e di conseguente rumore, la mente adesso è
assoluta padrona disgiunta dal corpo, impossibilitato a seguirla fuori dal
regolare flusso temporale.
Libera dai limitanti legami terreni vola leggera ed impalpabile sopra il panorama immobile alla ricerca dell’inizio del tempo, per ripercorrere un tracciato lungo ed impegnativo terminato qui al cospetto di tanta abbagliante magnificenza con una tranquillità di spirito animata dalla felicità e dalla consapevolezza di se stessa e della propria identità.
Un percorso biografico
che non ha il sapore amaro della malinconia ma la solida consistenza della
maturità.
Indietro, oltre le innumerevoli cime attraversate, oltre le nebbie che
ricoprono le piatte ed infinite valli, oltre i valichi crogiolanti al sole,
oltre le impervie salite funestate da ruvide tempeste e le discese afflitte
dalla monotona monocromia dell’ inverno e dalla fredda sferzata del ghiaccio,
oltre le stagioni,oltre il tempo oltre lo spazio, oltre la gioia ed il dolore
, indietro, fino all’inizio……
Osserva la mente in affettuoso approccio dove il viaggio ha conosciuto il
suo inizio, da quella apertura di un cancello oltre quale un irrequieto
fanciullo in sella al suo inadeguato mezzo si poneva per la prima volta di
fronte al mondo ed ai suoi lontani ed impervi orizzonti ancora troppo distanti
per l’acerba vista del precoce viaggiatore e liberandosi, sia pure per un
irrilevante istante, di quel controllo altrui che troppe volte avrebbe in
futuro tentato di porre il suo asfissiante sigillo agli inarrestabili desideri
dell’identità in rapida espansione.
Incredibilmente ed inspiegabilmente solido, più avanti, in un altro tempo,
l’appiglio tra i gorghi della acerba gioventù garantito da quella piccola
belva che prendeva il posto di un simulacro di libertà troppo limitato dalla
spinta fisica e dalle scarse risorse ad essa collegate, più visibile adesso in
lontananza il profilo della ardite vette che esercitavano un inevitabile
richiamo, ancora irraggiungibili, certo ma udibili anche a tale distanza nel
loro canto di sirene al quale non era possibile, in alcun modo, resistere.
Vividi i primi tentativi di abbandonare la fredda ed ombrosa vallata risalendo
le vicine colline imbrigliato da una volontà di gruppo ancora acerba e non
consapevole della propria identità individuale, in funzione di una spinta
istintiva impossibilitata a stabilire quale orizzonte perseguire.
Inspiegabilmente frustrante il tempo trascorso in brevi ed insignificanti
spostamenti tra le eterne nebbie della estesa valle adeguandosi a quella
volontà di insieme che costituiva l’unica traccia di impercettibile maturità e
di coscienza disponibile, emozionante la scoperta di strade diverse da quelle
asfaltate, il mondo non è solo una distesa di grigio bitume, il mare esegue la
sua maestrale sinfonia carezzando amorevolmente
la spiaggia di Dakar mentre l’incolpevole ciclomotore si disintegra
progressivamente sui dossi sterrati simulanti le imprese di inarrestabili
crossisti.
Avanti, poco il tempo trascorso in attesa dell’ampliamento degli orizzonti,
la adesso triste compagna di anni fondamentali lascia il posto ad un mezzo
finalmente più eclettico e più potente, il grande serbatoio e le affilate
unghie delle gomme tassellate aprono nuovi orizzonti alla consapevolezza,
grida imperioso il vento tra le piramidi eterne edificate dai Faraoni
sollevando nuvole di spessa polvere, lontana migliaia di chilometri la solida
motocicletta osserva avida il mondo che si stende davanti alle ruote.
Si sgretola sotto i colpi progressivi dell’ego la consistenza della logica del
branco, la coscienza individuale scava un solco sempre più grande tra le
volontà più mature del gruppo di adolescenti, gli orizzonti un tempo comuni si
diversificano al cospetto dei sogni personali, non più una strada ma tante
strade, non più un gruppo ma tanti amici.
Ancora avanti, soccombe temporaneamente impotente la libertà delle due
ruote sotto la imperiosa offensiva mediatica delle quattro, ma il tempo
paziente assiste felice alla rivolta dell’individuo, il gruppo si sgretola
definitivamente al cospetto della coscienza sempre più forte dell’individuo,
gli amici di un tempo diventano pianeti lontani le cui orbite non si
intersecano più, il senso di solitudine sferra duri colpi alla forza della
individualità, la derisoria incomprensione di chi un tempo percorreva la
stessa strada schiaffeggia la neonata cognizione individuale, il Viaggio ha
avuto inizio.
Nuove conoscenze si affiancano lungo il percorso mentre crescono le
potenzialità del mezzo e le potenzialità dell’individuo, comunione di intenti,
consapevolezza di se, rispetto per l’individuo, coraggio delle scelte, strade
vicine a volte parallele a volte divergenti, a volte sovrapposte, perché non
esistono volontà identiche, perché ogni individuo segue la propria strada, in
avanti, obbligatoriamente sempre avanti, consapevoli del passato ma senza
voltarsi indietro.
Al di la dei colli, prima frontiera facilmente e felicemente superabile, la
strada si snoda tra vallate grigie ed imperscrutabili, il sole brilla a tratti
tra le dense spire gelate, amici che si perdono nella fitta nebbia, amici che
trovano la Fine della loro Strada prima che lo stesso avvenga per noi,
l’infinito dolore della perdita interrompe il Viaggio per poco tempo, il
destino non ha in serbo finale diverso per noi, cambia solo il tempo, prima o
poi la strada troverà la sua fine anche per noi, non possiamo farci nulla,
possiamo però decidere su che strada troveremo pace, questo possiamo e
vogliamo farlo, non resteremo inermi in attesa.
Non
esiste solo la nebbia, da qualche parte esiste, oltre l’ apparentemente
insuperabile bianco sudario, la via d’uscita, trovarla costa rinunce, costa
fratture, costa cambiamenti, costa dolore, niente ha più sapore della vittoria
costata sacrificio, niente ha più valore di un cielo azzurro abbagliante fuori
dalla coltre nuvolosa faticosamente conquistato, fuori dalle costrizioni,
dalle imposizioni dalle ingiunzioni.
Il sole della costanza scalda le intorpidite membra, il viaggio adesso assume
contorni definiti, gli orizzonti si delineano chiari, sono qui perché io devo
essere qui e andrò avanti nella direzione che io deciderò di seguire,
sceglierò la strada con responsabilità e con determinazione.
Il Mondo è un infinito parco giochi, gli orizzonti lontani richiedono
precisa attenzione ma il loro richiamo non risulta più sovrastante, tra le
pieghe dei fianchi delle imponenti montagne dove la strada si scava
faticosamente un varco si nascondono infiniti e preziosissimi tesori, mattoni
impedibili di una solida nascitura costruzione, ai quali dedicare avvincenti
soste, prima di riprendere nuovamente il viaggio verso l’ignoto futuro, verso
orizzonti lontani non più insostituibili.
La Strada si perde in infiniti sentieri più o meno impervi che poi si
ricongiungono con la direttrice principale, emozione profonda sentire il
solido manubrio saldamente tra le mani dirigere caparbiamente il mezzo in
avanti tra le sconnessioni del manto stradale, imporre deciso la stabilità
nonostante i subdoli tentativi di destabilizzazione e costringere ad un caduta
che potrebbe presentare conseguenze nefaste, ma non riuscire comunque a
modificare una volontà ormai inarrestabile, una ferrea risoluzione che trae
vigorosa linfa dalla essenza della vita.
interrompere il
viaggio significa interrompere il senso stesso della vita, interrompere le
emozionanti vibrazioni spegnendo definitivamente il motore gettando via le
chiavi, per poi passare il resto dell’esistenza ad osservare impotenti
l’inerte simulacro metallico una volta vivo e pulsante, angosciante monumento
a quello che poteva essere e non sarà mai più, a ciò che potevamo fare e che
non faremo mai più……
......le
angosce di un passato alternativo si fondono inutili al cospetto del raggiante
presente, il viaggio è ancora in corso, il passato è solida consapevolezza,
assolutamente immutabile perché non ci sarebbe comunque tempo di cambiarlo,
perché tornare indietro significa rubare tempo al futuro, invertire la
direzione significa rinunciare a quanto potremo vedere per tentare di cambiare
ciò che abbiamo già visto, un viaggio ripercorrendo strade già percorse.
Via dal cospetto del
cielo azzurro per tornare di nuovo nella nebbia nella speranza di trovare
strade alternative che forse non esistono, per poi tornare di nuovo qui, in un
altro tempo, piangenti per la fine di un viaggio che invece prima qui aveva
trovato solo momentanea sosta, gementi per il tempo sprecato, per panorami che
non vedremo mai più.
La chiave che ruota nel quadro strumenti esorcizza i demoni che per un breve
istante accarezzano l’anima del centauro, il rombo del motore ne vaporizza
l’esistenza, il sole illumina il percorso da seguire, le emozioni sono il
segnale GPS che evidenzia il tracciato sconosciuto, il clack del cambio segna
la ripresa del Viaggio.
La strada ondeggia sinuosa sulle pendici montane, per un breve tratto visibile
si perde poi misteriosa all’orizzonte, non ci è dato sapere cosa ci aspetta
dietro la curva, non è dato sapere quando la Strada conoscerà la sua Fine, ma
abbiamo una Strada da percorrere e questo e ciò che conta, un sorriso scalda
il volto, la mano molla la leva della frizione mentre la manopola del gas
ruota decisa e la moto si lancia , ancora un volta, in avanti.
Testo e foto di Gabriele "freevax"
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Ultimo aggiornamento:
01-07-13.