UN SOGNO LUNGO VENT'ANNI
L’urlo del piccolo monocilindrico due tempi lacerava l’aria, ogni volta che
l’assordante suono prodotto dalla dorata
Proma diventava meno stridulo un rapido cambio di marcia riportava i decibel
prodotti al limite della sopportabilità,
la serie di curve in moderata pendenza non era il terreno ideale per il poco
potente 125 cc che tentava di interpretarne la sinuosità, la
ridotta potenza unita ad una coppia che le varie trasformazioni, utili alle
“comparazioni” con le moto degli altri sedicenni, avevano spostato a regimi
altissimi non consentivano medie velocistiche rilevanti.
Incapace di soddisfare le proprie emozioni sui lunghi rettilinei senza pendenza,
l’adolescente guidava la sua Gilera Arizona sui tortuosi percorsi delle colline
circostanti e delle pendici dei monti appenninici, erano gli anni d’oro della
Parigi Dakar e la spiaggia di Dakar era uno stimolo ben più irresistibile di una
bandiera a scacchi in una anonima pista, una volta trovata la propria ideale
sistemazione sulla eretta posizione della leggera enduro e averne saggiate le
caratteristiche sulle bianche strade della Toscana e, con l’incoscienza tipica
dell’età, in alcune piste da cross, scoprirne le potenzialità su strada fu una
autentica illuminazione.
Rapida fu anche la presa di coscienza di cosa “mancava” al mezzo per riuscire a
diventare veramente divertente (“emozionante” era un termine non adatto alle
acerbe sensazioni provate dal giovane ragazzo), non le doti velocistiche che i
produttori in drammatica progressione conferivano ad ogni nuova proposta e che
le
tante trasformazioni davano ai delicati monocilindrici, bensì la potenza, quella
capacità di reagire agli stimoli del pilota in modo possente ed immediato in
ogni condizione
Fu quindi compito della fervida immaginazione sopperire alle scarse doti del
motore, ogni qualvolta il mezzo usciva da una curva lei era capace di illudere
in modo così realistico i sensi da rendere quasi vera la sensazione di derapata
in uscita o il potente sollevamento della ruota anteriore, uno strano sorriso di
soddisfazione del ragazzo adornava il giovane viso mentre il vento scompigliava
i ribelli riccioli, il casco non era ancora divenuto obbligatorio
La nera Ducati danza agile e sorniona tra le ondulazioni collinari sotto la
guida del maturo quarantenne, il borbottio sommesso sottolinea la potenza
animale che vigilia sotto la pelle di metallo pronta ad esplodere ad ogni
richiesta in ogni momento, la consapevolezza di questo potenziale giace attenta
sotto la pelle del pilota mentre il nastro di asfalto tenta in ogni modo di
sfuggire alle ruote della Multistrada serpeggiando gioiosamente tra gli
irregolari profili del terreno.
Quando il percorso inizia ad arrampicarsi leggero verso la vetta della collina
più alta in un emozionante crescendo, un ricordo, latente ma mai dimenticato
esplode prepotente nella mente, sono passati piu’ di venti anni da quali giorni,
eppure la gioia di sentire in vento sulla faccia non si e’ mai dissolta, la
voglia di esplorare il mondo e di “conoscere” luoghi vicini e lontani non si e’
mai sopita anzi e’ diventata imprescindibile, la voglia di divertimento e’
progressivamente divenuta una inarrestabile voglia di emozioni.
Ma non e’ tutto, c’e’ qualcosa che e’ rimasto incompiuto, una meta che
l’adolescente agognava ma che non e’ mai riuscito a trasformare in qualcosa di
piu’ di un sogno, ed e’ per questo che per un attimo il pilota “cambia”, non e’
più lo stesso, e’ la mano di un sedicenne quella che ruota la manopola del gas e
che per pochi istanti alterna, in uscita di curva, derapate ed impennate in un
crescendo emozionale che scatena un intenso brivido sulla schiena ed un impulso
che si concretizza in un inarrestabile e liberatorio urlo di gioia sotto il
casco, il sogno e’ finalmente realtà.
Sono trascorsi piu’ di venti anni, la consapevolezza assale chiara il
quarantenne tornato alla guida della sua nera cavalcatura, il turbinio di
emozioni lo assale incontrollabile mentre la coscienza dell’adolescente si
allontana nei meandri della mente sommersa dai ricordi di una vita , la
momentanea tristezza per la inevitabile perdita si trasforma nella felicità per
lo scopo raggiunto, una lacrima solca il viso del “giovane” pilota, unico
possibile sfogo alle emozioni che gli stringono la gola, la stessa lacrima che
solca il mio viso mentre scrivo queste ultime parole……….
Testo e foto di Gabriele
"freevax"
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Ultimo aggiornamento:
01-07-13.