IL SOGNO DI ICARO
L’aria normalmente inconsistente diventa improvvisamente densa, ogni più piccola cellula del corpo esulta mentre la forza di gravità allenta i suoi artigli, un attimo infinitesimale di paura avversa l’euforia che scuote l’animo, un istante indefinito prima che il terreno cessi di essere una incontrastabile forza di attrazione.
Distendo alla carezza del sole che trapela tra i rami degli alberi gli arti vigorosi quasi intorpiditi dal tempo in cui è stata negata la gioia, abbraccio l’aria che gonfia le ali e spinge verso l’alto continuando nella azione che mi ha portato qui, a risalire il cielo, coronamento di un sogno infinto.
Sposto le ali dolcemente carezzando le correnti e avvitandomi sopra quello che fino a poco prima era il mio unico destino, penso a quanto la riposta fosse stata sempre vicina, a quanto infine facile poteva essere raggiungere lo scopo conoscendo la strada giusta,
Non è la tecnologia che mi ha liberato da giogo, o meglio, non solo, è la consapevolezza della costante che unisce l’universo la chiave del lucchetto, di quella aspirazione alla perfezione che passa inevitabilmente per l’armonia.
Armonia, sintonia assoluta con il contesto circostante, consapevolezza del valore della interazione tra uomo e il Tutto, umiltà nel voler far parte senza voler dominare, capire invece di violentare, la curva che esalta ciò che l’angolo non può che mortificare, la comprensione magnifica ciò che la violenza può solo umiliare, la differenza tra Giusto e Sbagliato, tra la Vita e la Morte.
Solo così posso aprire le ali al vento, solo così posso scivolare sulla corrente che mi alza verso l’azzurro per poi indirizzarmi di nuovo verso la scura terra, io non posso imporre, io non devo sfidare il cielo, non posso minacciare la terra, non sono in grado di modellare la strada, non serve, non ce n’è bisogno.
Orizzonti prima lontani adesso percepiti sotto un diverso punto di vista appaiono concreti, non più termine di sfida ma importate pagina del Libro Senza Fine che da Tempo ho iniziato a leggere e che contiene il Tutto, molto più di ciò che possiamo assimilare, molto più di ciò che potremo mai capire.
Il Vento gonfia le mie lucide ali, apparente fragili, progressivamente sempre più vigorose grazie alla forza della Cultura, rese indistruttibili dalla convinzione e dalla consapevolezza.
La mia Forza è la Forza di ciò che mi circonda, è il vento che mi sostiene in volo, e la Strada che mi consente di ondeggiare, è il cielo che mi suggerisce il Sogno, spinto da una vitalità che non è solo mia, unico frutto dell’umano ingegno degno di nota.
Cambio infinite direzioni, l’aria che carezza la mia pelle nulla può contro le emozioni che vibrano sotto di essa, libero, libero di seguire la Via, libero di sfruttare ciò che mi viene offerto, libero di volteggiare per poi ricadere e ancora di nuovo su grazie ad una curva se non perfetta, Armonica.
Vibro in sintonia, Vivo.
Il Cielo, la Terra, la Strada sono alleati, non esiste modo di cambiarli, non esiste possibilità di vincere nella sfida, impossibile plasmarli, essi Sono, crederli nemici in nome di una sfrontata volontà di supremazia costringe a riflettere, incollati al suolo sognando rabbiosi orizzonti che non si schiuderanno mai, frustrati e disprezzati paria di un mondo che non abbiamo voluto capire.
Ma che abbiamo tentato di dominare, inutilmente, stupidamente, arroganti mutilati, precipitando nel vuoto nell’inutile ennesimo tentativo.
Raccolgo a me le lunghe ali e rallento la corsa, la terra appare veloce di nuovo sotto i miei piedi, adesso non più nemica, adesso non più forma opprimente di un incubo reale quanto indissolubile.
Mi fermo ansimante al cospetto del Tutto, la spinta che mi ha fin’ora sostenuto viene meno, il silenzio torna padrone dell’aria, nuovo a terra, confuso, solo per un attimo, poi la consapevolezza torna dominatrice.
Il sogno è svanito, non posso volare, ma posso riaccendere l’illusione, la nera macchina mi osserva quasi con coscienza , lei mi spinge al sole lei mi eleva al cielo, lei scatena le mie emozioni, lei focalizza ciò che altrimenti resterebbe solo una latente sensazione.
È di nuovo rombo cupo, il ringhio della rivincita risuona inarrestabile nell’etere, Icaro non sa volare ma sa capire, sa sognare e comprendere, ed il cielo è li anche per lui.
La nera moto carezza di nuovo le ondulazione del manto stradale, le fronde degli alberi salutano il nuovo Dio Mortale, le ali non sono più di cera, il sole non più adirato nel confronto non le scioglierà, il sogno di Icaro è, adesso, realtà.
Testo e foto di Gabriele "freevax"
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Ultimo aggiornamento:
01-07-13.