Più di una volta mi sono ritrovato a dover dare risposta ad una domanda: che fare quando la voglia di viaggiare è tanta ma la compagnia è nulla? Un po' quello che mi sono chiesto prima di partire per Dozza (http://www.biomototurismo.it/Viaggi/AppenninoSolo.htm), ad esempio. 
Questa volta però il discorso è un po' più complicato in quanto non si tratta di un singolo giorno, un giro da mattina a sera nel fine settimana, ma della prima settimana di ferie estive. Ed una settimana da soli potrebbe non rivelarsi facile. 
Ma, come vedrete, la voglia di andare è stata superiore ai timori della prima ora (e alle continue domande della mia famiglia e degli amici). 

Destinazione? All'inizio avrei voluto visitare i mitici passi alpini (lo confesso... non ho mai messo le ruote in queste zone...), come Stelvio, Gavia, Tonale e tanti altri ancora (una cosa tipo questa http://www.biomototurismo.it/Viaggi/GaviaStelvio.htm), a cui aggiungere un giro sulle Dolomiti. Pochi giorni prima della partenza però un brusco cambio delle condizioni climatiche proprio nelle zone che avevo deciso di visitare mi costringe a riprogrammare tutto. 

Dove andare quindi? I luoghi che vorrei visitare sono talmente tanti che per un attimo mi perdo. Pian piano inizio a scremare e, complici i 1000 racconti che Gabriele e tutti quelli che ci sono stati mi hanno descritto, scelgo l'Umbria come destinazione della prima settimana di vacanze di questa estate. 
Scelto il posto, inizia la programmazione. Cosa vedere, che strade fare, cosa lasciare fuori (a malincuore). Ho già visitato una parte di questa meravigliosa regione nel 2005, per pochi giorni e concentrando il giro nella zona di Orvieto e poco altro. 
Per cui, sempre complici i racconti sulla mitica ricotta calda, decido di fare base a Norcia, più precisamente al Casale degli Amici (http://www.biomototurismo.it/Buongusto/CasaleAmici.htm) e spostarmi avanti e indietro verso i vari luoghi che vorrò visitare. 

Il programma è presto fatto: non c'è. Ho in mente solo la data di partenza e quella limite di rientro. Visto che dovrò mettere d'accordo me, Mario e Franka (Multistrada 1100 S) non penso che avrò grossi problemi. 

Compatibilmente con gli orari a lavoro, inizio i vari preparativi. Libreria per acquisto cartine e guide, lavaggio e controllo moto, montaggio borse laterali. 
Al di là delle cose prettamente legate alla moto, mi vorrei soffermare un attimo sulle cartine. Ho sempre usato quelle del Touring Club Italiano in quanto le ho sempre trovate molto molto ben fatte. Le ultime poi, fatte in materiale antistrappo ed antiacqua, superano letteralmente le migliori aspettative. Possono essere piegate in tutti i modi e tornano sempre come nuove una volta che si ridà loro la piega corretta. 
Dopo aver girato varie librerie più o meno grandi e famose in città, mi ricordo di un "libraio motociclista" dove sono stato già altre volte. Vado dritto da lui (Libreria Musetti a Pisa) e in 15 minuti esco con cartina TCI di Umbria+Marche e Abruzzo+Molise (sia mai che quando sarò là "sconfino" e devo andare a braccio). 

Aspetto il sabato per tirare a lucido la Franka che dopo un po' che non mi prendo cura di lei è abbastanza in "crosta di sudicio", monto le borse laterali (indispensabili ed insostituibili), preparo i bagagli per me e per lei (ovvero grasso per catena, un piccolo kit di attrezzi che sono totalmente incapace di usare ma che mi fa stare un po' più tranquillo, nastro americano, chiavi di scorta da non dimenticare MAI). Ora non rimane che aspettare l'indomani mattina per partire verso questa nuovo viaggio. 

Domenica, la sveglia suona. Pronti? Via! Eh no... No... Proprio quando vado ad attaccare le borse alle staffe mi rendo conto di aver montato una piastrina alla rovescia...
Dopo qualche "commento toscano" (se fossi stato concorrente del GF mi avrebbero sicuramente buttato fuori...), sono finalmente pronto. Il sole splende ormai alto ed il caldo inizia già a farsi sentire. Non ho voglia di imboccare subito l'autostrada quindi mi dirigo verso Lucca. Il tratto Lucca – Bettole non è certo esaltante ma almeno riesco a tenere una buona media, con un traffico effettivamente non pressante. 
Uscito al casello di Bettolle, mi dirigo verso Castiglion del Lago dove decido di fermarmi e passare l'ora di pranzo. 

 

Castiglione del Lago

 

Il borgo si sviluppa su un piccolo colle ed è racchiusa da una cinta muraria all'interno della quale, oltre l'abitato, si trovano il Palazzo della Corgna (praticamente al centro del paese) ed il Castello del Leone, collegati da un lungo camminatoio. 
Quello che però la fa indiscutibilmente da padrone è il lago, con le sue innumerevoli sfumature di verde ed il senso di pace e relax che regala. 
Girovago dentro Castiglione visitando prima il Palazzo e poi il Castello, senza però avere una meta precisa, godendomi più che altro gli scorci sul lago che il paese può offrire. 
Quando lo stomaco inizia a reclamare, vista l'ora, opto per un pezzo di torta al testo con prosciutto di cinghiale e pecorino. Non ho voglia di fermarmi in uno dei 1000 piccoli ristoranti e pizzerie (turistiche) che riempiono la zona. Acquisto le libagioni in un alimentari e continuo la camminata, ultimando il pranzo in uno dei tanti bar (dove, sinceramente, la gentilezza del proprietario non ha proprio brillato). 

E' ora. Faccio ritorno da Franka che mi aspetta comodamente parcheggiata appena fuori le mura cittadine, fortunatamente all'ombra. Indosso nuovamente l'abbigliamento tecnico e riparto, tenendo il lago sulla mia sinistra. Continuo a godere degli scorci e dei colori che questa meravigliosa giornata ed il paesaggio mi offrono fin quando, ultimato il giro, non giungo nuovamente a Castiglion del Lago e quindi dirigermi verso Città della Pieve ed inseguito Orvieto, percorrendo la SS71. Questa statale è veloce e scorre bene e, per fortuna, il traffico non infastidisce la guida. 
Giunto nei pressi di Orvieto, imbocco la 79bis in direzione Todi. I dolci colli del paesaggio umbro ricordano, per certi versi, quelli toscani. Rimango letteralmente abbagliato dal giallo dei campi di girasole che riempiono questa zona e, allo stesso, tempo resto abbastanza meravigliato dalle pessime condizioni dell'asfalto in alcuni lunghi tratti della statale: sconnesso, pieno di buche, disomogeneo. 
Purtroppo questa pessima manutenzione delle strade la riscontrerò in altre zone e statali e, per certi versi, limiterà il piacere della guida che su questo tipo di tracciati sarebbe veramente insuperabile. 
Raggiungo e supero Todi, senza fare soste se non giusto per controllare la cartina e fare carburante. L'ora inizia a farsi tardi e vorrei evitare di arrivare al Casale troppo tardi. Il tratto Todi – Spoleto è percorso in parte sulla SS 3bis, fino ad Acquasparta, e poi imboccando la 418. 
Rimango nella periferia di Spoleto il tempo di trovare delle indicazioni per Norcia, che raggiungerò transitando su S. Anatolia di Narco, ed imboccando la statale 685 poco prima di Triponzo. 
Avvistato l'abitato di Norcia, rallento e faccio attenzione ai cartelli. Ma indicazioni per il Casale degli Amici proprio non ne vedo... Arrivato di fronte a porta romana, mi fermo e chiamo l'agristurismo che però... è occupato... Provo più di una volta ma niente da fare. Che fare? Gioco il jolly, chiamando Gabriele (la più qualificata guida turistica per l'Umbria che conosca). Tempo zero e mi ritrovo con esatte indicazioni su come raggiungere il Casale. 
Il passaggio Norcia-parcheggio-presentazioni-camera-doccia-cena è più che veloce. La torta consumata a pranzo è ormai un lontano (ma comunque gustoso) ricordo e devo riscontrare con i miei occhi (e soprattutto con le papille gustative) quanto detto dagli amici che sono già stati ospiti del Casale. Decido perciò di cenare con: lasagna del norcino, capretto accompagnato da una semplice insalata, ricotta ai frutti di bosco, vino della casa. 
Il servizio è veloce per quanto concesso da una cucina strettamente espressa. E, com'era lecito aspettarsi visto chi mi aveva raccomandato il Casale, la prima forchettata alle lasagne fa quasi urlare al miracolo!!! Il sapore del ripieno e del formaggio si fondono insieme, esaltandosi l'un l'altro, e riempiono la bocca pienamente, senza però cadere o scadere nel pesante. La porzione vola via in un batter d'occhio, con somma soddisfazione sia mia che dell'oste che osserva soddisfatto il mio appagamento. Stesso discorso (e trattamento...) per il capretto. Ottimo e molto ben fatto. 
Chiedo un attimo di pausa prima di arrivare al dolce, meraviglioso anche quello, per poi concludere con un caffè ed un goccio di grappa. Ah, buono anche il vino rosso. 
Nota a margine: sì, mi sono concesso una buona dose di vino, una cena abbastanza pesante ed anche la grappa. Ma tenete presente che poi ho montato tre scalini e sono andato a letto. Se avessi dovuto riprendere il viaggio, la cosa sarebbe andata in modo molto diverso. 
La stanchezza inizia a farsi sentire. Faccio giusto due chiacchiere con Gianluca, il simpatico responsabile, ed Ernesto, il proprietario, che da subito si erano mostrati gentili ed affabili nonostante il mio leggero ritardo a cena. 
Torno in camera per sistemare i bagagli e buttare giù il programma della giornata di domani. Non ho intenzione di fare nuovamente 500 km e quindi opto per visitare Spoleto e le zone limitrofe. 
La prima giornata di viaggio, adesso, è veramente finita. E' la prima vacanza che faccio interamente da solo e l'inizio direi che è stato ottimo. 
 


Giorno 2 – Spoleto, Marmore e Monti Reatini 


Mattino, sveglia in completo relax. Colazione dove attendo trepidante un'altra pietanza mitica del Casale: la ricotta calda. 
Verso le 9 Ernesto si presenta con un cestello ricolmo di ricotta appena fatta. Qualche cucchiaio, un po' di miele (anche questo rigorosamente non industriale) e... Oh my God!!! L'ambrosia, a confronto, è vino andato in aceto!!! Semplicemente meravigliosa. 
Gusto un secondo piatto di questa prelibatezza e mi preparo per partire. 
Il tragitto verso Spoleto mi permette di osservare con la piena luce del giorno una parte dei Sibillini ed inizio a fantasticare sul giro che farò nei prossimi giorni nonchè a guardare gli innumerevoli borghi che si affacciano dai pendii, arroccati in posizioni al limite dell'incredibile. 
Arrivo in città ed ho la fortuna di parcheggiare proprio davanti ad una scuola di lirica. Mentre mi "smonto", mi godo gli esercizi degli studenti nonchè il piano che li accompagna. 
Vi ricordate che all'inizio del report ho definito le le borse laterali come "indispensabili ed insostituibili"? La motivazione viene dal fatto che, una volta fermi, possono diventare prezioso contenitore per tutto il "superfluo" (solo nel caso di un giro a piedi, sia chiaro) ed ingombrante abbigliamento tecnico: via gli stivali ed indosso un paio di scarpe, via casco-giacchetto-guanti-paraschiena ed inizia il tour (questo primo e tutti gli altri che seguiranno) indossando solo una t-shirt ed i pantaloni (è comunque una moto, non una station...). 
Pochi passi e mi trovo ad osservare l'Anfiteatro Romano, segno inequivocabile dell'età di questa cittadina e di quanto storia possa regalare l'Umbria (come del resto e fortunatamente tutta l'Italia) vista la presenza massiccia di resti di età romanica ed ancora precedente. 

 

Spoleto:La Rocca, Il Ponte delle Torri e l'Anfiteatro Romano


Proseguo il mio girovagare seguendo i cartelli turistici che indicano gli edifici più importanti (ho comunque la guida TCI con me), muovendomi in direzione Duomo. 
Sebbene non sia un grande appassionato di arte, non posso non rimanere affascinato di fronte alla facciata dove spiccano la rosa ed il mosaico. Attraversando porticato e portone guadagno l'interno (dove, chiaramente, non si può fare niente altro che accendere ceri e fare donazioni...) dove si può godere della vista di affreschi di vari maestri (Pinturicchio, Filippo Lippi ed altri ancora), databili dal 1300 al 1600, sia nella navata centrale che nelle varie cappelle. 
Ora... Voi non ditelo in giro... Ma io qualche foto all'interno l'ho fatta... 

 

Spoleto: Il Duomo


Esco dal Duomo, mi immergo nuovamente nella calura estiva e vado in direzione Ponte delle due Torri e Rocca. 
Dopo una bella scarpinata (se andrete in vacanza in Umbria, portatevi dietro un paio di polmoni e di gambe di ricambio, saranno utili) raggiungo il Ponte. E, se di fronte al Duomo ero rimasto affascinato, qui sono letteralmente rapito. L'imponenza e la magnificenza di questa opera architettonica, databile tra il XIII ed il XIV secolo, appagano completamente la fatica fatta per arrivare qui. Il ponte-acquedotto aveva la funzione di convogliare l'acqua alla Rocca ed alla parte alta della città, oltre che servire da accesso al Monteluco ed al fortilizio dei Mulini. Mi godo un po' di frescura camminando su questo gigante calcareo, per poi tornare sui miei passi e fermarmi ad un bar per pranzo. 
Dopo una veloce visita alla Rocca, decido che è ora di ripartire. L'intenzione è quella di tornare al Casale e rilassarmi un po', buttando giù qualche idea per i prossimi giorni. Mentre torno verso l'agriturismo un cartello colpisce la mia attenzione: Marmore. Imbocco al volo l'uscita e, percorrendo la SS209 "Valnerina", raggiungo le cascate. 
Proprio non ce la faccio ad impormi le cose... 
Nuovamente parcheggio e mi smonto, veloce ricerca delle informazioni e via per una nuova scarpinata. E, anche in questo caso, la fatica si fa sentire abbastanza (basta vedere il commento lasciato da qualcuno che è passato a questo sentiero prima di me) ma la vista della cascata fa passare in breve tempo il fiatone che mi è venuto. 
Dopo alcune foto di rito e diverse boccate di ossigeno, torno alla moto (questa volta, ahime, al sole...) e riparto. Per tornare al casale ho deciso però di fare il "giro lungo", per cui mi avvicinerò ai monti Reatini, per rientrare da Leonessa e Cascia. La strada che ho deciso di percorrere regala degli scorci molto belli sulla Valnerina che, aggiunti a delle strade con delle curve molto rotonde e regolari, confermano l'ottima scelta fatta. 

 

  La cascata delle Marmore  


Arrivato dentro l'abitato di Cascia vengo fermato da una pattuglia di Carabinieri per i controlli di rito. Mi fermano in una piccola piazzola, consegno i documenti e, mentre aspetto la riconsegna, vedo che il militare che mi ha fermato inizia a guardare con cura le gomme. Chiedo se ci sono problemi e lui mi risponde chiedendomi come mi trovo con le Pirelli Angel ST. E' un "collega"!!! Rimaniamo qualche minuto a parlare di moto, strade e quant'altro fin quando lui si sbraca un po', dicendomi che ha una GSX-R 1000 e lasciandomi capire che quando guida il gas è tipo "on-off". Lo lascio godere delle sue "gare", evitando commenti sulla dicotomia "essere carabiniere – correre in moto per una strada aperta al traffico", mi riprendo i documenti, saluto e torno "a casa". 
Due chiacchiere, docciona rilassante, cena: antipasto, strangozzo del pastore (pasta lunga fatta in casa, con cacio-pepe-guanciale), grigliata mista. Il "moto" fatto oggi ha stimolato l'appetito... 
L'ora della buonanotte arriva presto ma non mi addormento prima di aver dato un occhio alla strada "sibillina" che farò domani. 
 


Giorno 3 – Castelluccio di Norcia e Sibillini 

 

I passi del risveglio e delle colazione sono ormai consolidati. Scambio ancora qualche parola con Ernesto e con due ospiti del Casale che mi fanno presente quali sono i colori che mi aspettano una volta giunto sul Piano Grande e via! 
Prima di dirigermi verso Castelluccio faccio un salto alle Forche Canapine per ammirare il paesaggio da lì. La strada che porta da Norcia verso i Sibillini è un vero spasso: sale abbastanza ripida, ha un asfalto molto buono, un'ottima visibilità e dei paesaggi da urlo. Cosa chiedere di più? 
Torno indietro e mi dirigo deciso verso Castelluccio.

Curva dopo curva arrivo finalmente al Piano Grande e... non posso non chiudere il gas fino quasi a fermarmi!!! 
Lo spettacolo che ho davanti è semplicemente meraviglioso: una lunga serie di promontori rotondeggianti sorgono uno accanto all'altro, sul Piano Grande.

 

 

 

Procedo a filo di gas per gustarmi forme e colori e mi fermo di continuo per scattare foto, una dietro l'altra.

 In una di queste soste vedo il cliente del Casale che avevo salutato poco prima.

Anche lui, sebbene avesse visitato questa zona giusto la mattina precedente, ha deciso di tornare.

Mi consiglia caldamente di arrivare ai "piedi dell'Italia" per poter vedere la distesa di fiori azzurri che si è sviluppata lì.

Seguo il suo consiglio e non posso che essere contento di farlo. 
Passo diverso tempo immerso nei colori e nella tranquillità del posto, riflettendo su come sia fortunato (almeno per ora) il turista che sceglie questi luoghi per passare un po' di tempo al posto di ben più blasonate località turistiche, sia invernali che estive. 
Non ci sono parole per descrivere i colori che si possono ammirare di fronte allo spettacolo della fioritura.

La mia visita, come si può facilmente capire dalle foto, ha avuto un colore predominante sugli altri, un azzurro-viola veramente fenomenale.

 

 

 

Le distese di fiori selvatici, una accanto all'altra, regalano un panorama che possiamo solo cercare di immortalare con le foto ma, come sempre, il modo migliore è vederlo con i propri occhi. 
Con non poca "violenza" decido di ripartire, mantenendo il filo di gas per ammirare tutto quello che mi circonda. Mi fermo a Castelluccio di Norcia per pranzo, cercando nuovi scorci sui piani sottostanti. 

 


La restante parte del giorno la passerò guidando nel mezzo allo spettacolo della natura che risponde al nome di Monti Sibillini, con andatura lenta e piacevolmente interrotta da numerose pause fotografiche. E con la convinzione di aver fatto un'ottima scelta nella destinazione scelta per questa prima settimana di vacanze. 

 


Rientro al Casale con un sorriso stampato in faccia che, da solo, è un'ottima risposta a "Com'è andata?" che Ernesto mi pone non appena entro nell'agriturismo. 
 


Giorno 4 – Assisi e Spello 


Se fosse possibile, dovremmo mettere da parte le parole e lasciare spazio alle sole immagini per cercare di descrivere l'opera d'arte, non a caso inserita nei siti Unesco, che è Assisi. 
Come detto in precedenza, non sono un grosso appassionato d'arte ma l'interno della Basilica di San Francesco penso non possa lasciare indifferente nessuno, appassionato o meno. 
Il rammarico del non poter fare foto all'interno è tanto e non posso fare altro che consigliarvi una visita. 
La prima basilica che visito è quella di San Rufino, uno dei compagni più stretti dei San Francesco. E qui qualche foto all'interno la faccio. 
La migliore penso sinceramente sia quella di un sarcofago romano (al di sotto della basilica è stato aperto il Museo Diocesano che, oltre a numerose opere e paramenti religiosi, permette la visione di alcuni ritrovamenti di epoca romana) usato come... la fontana di Trevi!!! 

 

Assisi: San Rufino e panorama


Uscito dall'edificio, mi dirigo verso la piazza del Municipio per poi scendere verso la Basilica di San Francesco in cui faccio ingresso giusto giusto per evitare un acquazzone estivo. 
Già dalla facciata la maestosità dell'opera appare evidente. Ma camminare all'interno di quello che è un reale spaccato di un importante periodo di storia dell'arte è veramente uno... spettaolo!!! 

 

Assisi: Basilica di San Francesco

 

La navata centrale della Chiesa Superiore riporta i due cicli pittorici ricondotti a Giotto e Cimabue. Semplicemente meravigliosi. 
Continuo a camminare a naso in su, cercando di imprimere nel modo migliore possibile le immagini nella mente, e nel frattempo mi avvicino alle scale che portano alla Chiesa Inferiore. Inutile dire che anche qui gli aggettivi si sprecherebbero. 
La visita prosegue nella parte più bassa, ovvero quella sono riportate le spoglie mortali di San Francesco, ed i Santi Rufino, Leonardo, Masseo ed Angelo. 

Quando penso di aver speso abbastanza tempo (anche se raramente come in questo caso il tempo è tiranno), esco fuori e mi dirigo verso la Rocca, per poi scendere nuovamente e fare una visita veloce alla Chiesa di Santa Chiara. 
 

Assisi: Basilica di San Francesco Assisi: Santa Chiara

 

Altri due passi, giusto per riempirmi ancora una volta gli occhi di colori, e via. Direzione Spello dove mi fermo per una visita molto veloce e qualche foto. 

 

Spello


Per oggi basta così. 
La giornata si concluderà, ancora una volta, con una meravigliosa cena e quattro battute con Ernesto e Gianluca. 
 


Giorno 5 – Gubbio 


Premessa: durante questa giornata la macchina fotografica ha deciso di fare le bizze... 
Altro giro, altra visita, altra bella città. Questa regione non smette di stupirmi; servirebbero 7 anni e non 7 giorni per visitarla... 
La mattina mi attardo più del solito prima di partire in quanto delle pesanti nuvoli stanno salendo e vorrei evitare di partire asciutto per poi ritrovarmi bagnato per strada. 
Per recuperare una parte del tempo "perso" percorro le SGC fino quasi a Perugia, per poi imboccare la statale 298 che conduce dritti nella città eugubina. 
Lascio Franka nel comodo parcheggio di Piazza 40 Martiri (nome posto a ricordo dei quaranta cittadini fucilati dalle truppe tedesche nel 44, come segno di rappresaglia) e mi "avventuro" nel dedalo di strade che, come in ogni altra città o cittadina umbra, collega tutti gli angoli, seppur nascosti, tra di loro. 

 

 

Anfiteatro Romano Chiesa di s. Francesco Panoramica


Imbocco via Cavour e, dopo aver attraversato il quartiere San Martino, arrivo in Piazza Grande che, oltre che rappresentare essa stessa un'opera architettonica di rilievo, offre una bellissima vista sia sulla parte "bassa" della città che sulla valle, che sul Palazzo dei Consoli e Palazzo Pretorio. 
Continuo su delle ripide scale, osservando i vicoli e le facciate degli edifici (la maggior parte sono con mattoni a faccia vista) per arrivare di fronte al Palazzo Ducale, simbolo del potere di Federico da Montefeltro, per poi visitare la Cattedrale dedicata ai Ss. Giacomo e Mariano, dirimpettaia dell'edificio rinascimentale appena lasciato. 

 

Piazza 40 martiri Palazzo Ducale Cattedrale


Scendo (questa volta usando l'ascensore...) e faccio ritorno verso il parcheggio, concedendomi un panino ed una birra fresca prima di ripartire. 
Per il rientro percorrerò la strada fino a Gualdo Tadino, per poi tornare su Assisi risalendo dalla SS 444 (dove rischio seriamente una caduta a causa di un cane da pastore schizzato nel mezzo alla strada proprio dietro una curva a destra), per poi dirigermi verso l'Eremo delle Carceri ed il Monte Subasio, fermandomi di fronte allo sterrato che collega la cima a Collepino. 
Rientro verso Norcia con un tassello di Umbria in più in tasca e consapevole dell'avvicinarsi della fine della vacanza. 
 


Giorno 6 – Todi e rientro in Toscana 

 

Mi dilungo più del solito durante la colazione e negli ultimi preparativi. Lasciare il Casale degli Amici non è cosa facile dove averci passato tutti questi giorni. Ma sono sicuro che ci tornerò. 
Il programma che ho in mente prevede la visita di Todi, Città della Pieve ed il rientro in Toscana, con sosta in Val d'Orcia. 
Il tragitto Norcia – Todi è in parte già stato percorso nel viaggio del primo giorno, anche se le condizioni di luce sono completamene diverse. 

La cittadina si presenta arroccata su un colle verde di ulivi. Il primo edificio che visito è la chiesa di San Fortunato, con la sua imponente facciata rimasta incompiuta. All'interno, oltre a numerosi affreschi, riposano le spoglie di Jacopone da Todi. Cercate un po' di informazioni su questo frate francescano (laico), ve lo consiglio. 

Esco e mi dirigo verso Piazza del Popolo, il vero fulcro civile e religioso della città. E' qui infatti che si trovano gli edifici più importanti, Duomo e Municipio. 

 

Todi: Piazza del Popolo


La piazza, nonostante la città sia su un colle, si sviluppa interamente in piano. Il Duomo, intitolato a Maria SS Annunziata, "fronteggia" dalla sua posizione i palazzi pubblici, ovvero il Palazzo del Capitano (sede del municipio e dei musei comunali) ed il Palazzo dei Priori (sede della Pretura). 
Fa veramente caldo e camminare sotto il sole, parzialmente vestito da moto non è proprio comodo o corroborante. Mi fermo giusto per un quarto di pizza ed una bibita e riparto, dove essermi "perso" all'interno dei vicoli di questa piccola ma graziosa città. 

 

Todi: Piazza del Popolo Todi: San fortunato Todi: S. Maria della Consolazione


Scendo verso la chiesa di S. Maria della Consolazione che, purtroppo, è chiusa e riaprirà non prima di due ore. A malincuore, lascio la visita ad un'altra volta e riprendo il "cammino" in direzione Val d'Orcia. 
I colori che mi vengono regalati in questo scorcio d'Italia sono assolutamente strabilianti ed amplificano, a tutto tondo, il piacere della guida nel mezzo ai colli. Sebbene l'asfalto sia bruttino e diventi pessimo in alcune zone. 
Scendo verso Orvieto per poi risalire verso Città della Pieve, ultima tappa umbra di questo viaggio. 
La cittadina, come nel caso di Todi, è arroccata sul colle e riesce a riempirlo dell'arancione tipico dei mattoni che si affacciano dagli edifici e delle mura. 
Mi dirigo verso piazza Gramsci e, dopo aver girottolato un po' per i vicoli che mi ricordano molto da vicino quelli di Castiglione del Lago, mi soffermo nel Duomo consacrato a Ss Gervasio e Protasio. Non rimango però rapito, come successo in altri casi, da Città della Pieve e quindi la visita durerà ben poco. 

 

Città della Pieve


Tornato da Franka, decido di rientrare in Toscana avvicinandomi a Chiusi, per poi dirigermi verso Pienza e cercare di trovare un agriturismo dove passai un paio di fine settimana qualche anno fa. 
Il cambio di paesaggio, dai colli umbri a quelli "da cartolina" della Val d'Orcia, è graduale. Il caldo però rimane lo stesso... 
Mi dondolo sulla strada che mi porta in direzione Monticchiello, gustandomi fino all'ultima sfumatura dei verde e giallo che questo paesaggio può offrimi. 
Finalmente vedo in lontananza i silos che mi ricordo facevano da "ornamento" al casale. Per fortuna la memoria mi ha assistito. 
Salgo fino al casale e fisso la camera. Saluto i proprietari che, più o meno (penso più meno che più, sinceramente...) si ricordano di me. Salgo in stanza dove letteralmente tiro in terra bagagli e tutto il resto, "smontandomi" di tutto quello che ho in dosso, per "tuffarmi" sotto una bella doccia fresca. Qualche minuto di relax prima di cena, passeggiando nel giardino del casale, fortunatamente spazzato da una leggera brezza. 
E si arriva alla cena... 
Questo agriturismo ha quella che ritengo una abitudine fantastica (de gustibus, ovviamente): mette tutti gli ospiti seduti, durante i pasti, in fantastiche tavolate, tutti insieme. Per cui mi ritrovo a fare da traduttore italiano-inglese e viceversa tra una coppia toscana (lui maremmano, lei aretina) ed una coppia olandese. Meraviglioso il momento della spiegazione del cosa fossero i pici... oppure della sequenza vino – vino dolce – grappa... 
La cena scorre via veloce (insieme a qualche bottiglia di vino rosso ed almeno una di vin santo, ma tanto nessuno dovrà guidare quindi problemi zero) e viene conclusa con una tranquilla chiacchierata all'esterno della sala pranzo. 
La stanchezza però si sta facendo largo e guadagno la via del letto abbastanza velocemente. 

PS: l'agriturismo è questo http://www.lechecche.it/ 



Giorno 7 – Rientro a casa 


Sveglia, colazione, ringraziamenti, saluti. 
Il giro di oggi concluderà questo viaggio ma ho intenzione di guidare per un po' sulle strade della Val d'Orcia. Ma dopo poche curve mi rendo conto che non sarà così. Purtroppo la "tranquilla chiacchierata all'esterno della sala pranzo." si è portata dietro un fastidioso mal di schiena. Sono uscito senza coprirmi troppo e sono rimasto fregato... non ho più il fisico di una volta (sempre che una volta l'abbia avuto... intendiamoci). 

Per cui decido di fare rotta verso Volterra (mal di schiena o no l'autostrada proprio non voglio farla), usando la Cassia come strada di scorrimento, e cercando di evitare dei nuvoloni per niente simpatici che mi scorrono proprio sopra la testa. 
Mi fermo nella cittadina etrusca giusto il tempo per un pranzo veloce e per far calare un minimo il fastidio che ho, e riparto. 
Le strade conosciuto e familiari della provincia mi accompagnano negli ultimi km. 


Che dire... Oltre a quello che ho scritto... Una sola cosa: andate in Umbria. Se siete appassionati d'arte, di storia, di natura, di cucina... Non fa differenza. Andate e troverete sicuramente qualcosa che vi rapirà. Che siano i colori del Piano Grande, gli affreschi di Cimabue o Giotto, le Marmore, la lasagna del Norcino o la ricotta calda. 
Andate e divertitevi. 

Ah, già dimenticavo... Anche questo caso, nel momento in cui il quadro si spegne la voglia di ripartire si riaccende.

 

 

 

Mario [Marietto77]

mario@biomototurismo.it