Che
fare quando tra una decina di persone contattate per un giro di sabato, nessuno
ti da una risposta affermativa?
Le cose sono due: o rimani a casa, mangiandoti le mani fino al gomito vista la
giornata, oppure butti giù un itinerario e vai da solo.
Bene, in questo caso (ed anche altri, per dire la verità), ho optato con non
poco gusto per la seconda.
Da quando ho letto il report di Gabriele su Dozza (vedi qui
http://www.biomototurismo.it/Luoghi/Dozza.htm)
la curiosità di vedere dal vivo questa cittadina si è fatta pressante.
Per questo, dopo aver provato ad instillare una quantità sufficiente di
curiosità in un gruppo di amici e, a malincuore, aver constatato che non c'era
modo di trovare adesioni per il giro nel giorno stabilito, ho deciso di andare
da solo.
Franka in formissima, dopo il tagliando dei 24.000. Butto giù un itinerario,
soprattutto a livello mentale, in modo da trovare quella che posso ritenere la
strada più divertente per arrivare da casa mia (vicino Pisa), a Dozza (a 9 km da
Imola) e tornare indietro.
Il percorso prescelto prevede la percorrenza dell'autostrada fino a Barberino
del Mugello, per poi salire il passo del Giogo di Scarperia, passare da
Firenzuola e fare rotta sulla Raticosa, scendere il passo e diriigersi verso
Dozza. A conti fatti, dovrei essere lì all'ora di pranzo. Il ritorno, se tutto
va bene, dovrebbe vedermi transitare sul passo della Raticosa, della Futa,
proseguendo poi verso Castiglio de' Pepoli, Porretta terme e ridiscendere verso
i confini della Svizzera Pesciatina, magari riuscendo a passare da Macchino e
Vellano. Il giro dovrebbe concludersi passando da Pescia, Lucca e poi casa.
Una giornata bella piena, insomma.
Cerco
di partire di buon ora. Il traffico di sabato non è granché anche se allo
vincolo Bologna-Roma c'è comunque da stare attenti. Cerco di sbrigare la pratica
autostrada nel minor tempo possibile, in modo da iniziare a salire il passo
prima che l'ora porti sulla strada quei simpatici piloti-missili-terra-terra che
infestano le strade (solo quando è caldo e l'asfalto è asciutto).
Quindi casello, uscita, direzione Scarperia. Scorro lungo il lago di Bilancino.
E' veramente una giornata ottimale per andersene in giro. Mi rammarica solo un
po' (ma neanche tanto, per dire la verità) il non aver trovato almeno un
compagno di viaggio. Nonostante messaggi sui forum, email ed sms nessuno ha
voluto fare questa Strada con me. E quindi...
Arrivo a Scarperia ed inizio a salire verso il passo. Le curve del Giogo mi sono
sempre piaciute anche se ora l'asfalto, in alcuni punti, non è certo dei
migliori. Non forzo per niente e mi rilasso in un'andatura molto molto
turistica, godendomi il paesaggio montano che pian piano si apre di fronte a me.
Per fortuna, almeno su questa salita, non incontro nessun facinoroso.
Purtroppo non sarà così per tutto il viaggio...
Arrivo al passo e mi fermo per sgranchirmi un po'. Caffè di rito, due passi,
un'occhiata veloce alle moto parcheggiate. In lontananza si iniziano a sentire
gli urli di motori portati al limite; questo toglie ogni dubbio residuo sul
fatto che, dalla mia ripartenza in avanti, dovrò stare ancora più attento nella
guida.
Riparto, iniziando la discesa verso Firenzuola da cui transitare poi verso il
passo della Raticosa. Il manto stradale verso questo secondo passo non è proprio
il massimo. Mi lascio distrarre un po' dal traffico un po' da alcuni pensieri
che mi girano in testa, tanto da cappellare vistosamente qualche curva. Niente
di pericoloso, intendiamoci: ingresso sbagliato, curva presa troppo stretta,
correzione e via di nuovo. Quello che più mi infastidisce, in questi casi, è che
il ritmo si spezza e la sinuosità dello scorrere viene meno. Però succede.
Mi perdono l'errore abbastanza alla svelta e raggiungo il passo. Anche in questo
caso, sosta d'obbligo sebbene più veloce di quella precedente. Veloce occhiata
alla carta, giusto per conferma dell'itinerario scelto, e si riparte.
Il
viaggio prosegue percorrendo la statale della Futa (SS65), in direzione Imola.
Scorro veloce, attraversando la miriade di paesini che si susseguono uno via
l'altro alle pendici degli Appennini. Dal passo a Dozza serve circa un'ora.
Complici dei lavori ed alcune deviazioni a cui devo sottostare, mi servirà circa
un'ora e mezzo.
Passo l'ora (abbondante...) seguente a girottolare nei viottoli di questo
scrigno dipinto all'interno.
E'
davvero una sensazione particolare quella che provo mentre cammino tra questi
dipinti, come essere dentro un museo senza a cielo aperto, con i muri delle case
che fanno da cornice ai quadri.
Colori, davanzali, forme, mattoni, linee, persiane... Tutto si fonde in modo da
completare e completarsi vicendevolmente. Un grazie va sicuramente a Gabriele (Freevax)
che con il suo report mi ha messo così tanta curiosità da farmi far rotta fin
qui.
I brontolii dello stomaco iniziano a farsi sentire un po' troppo spesso. L'idea
era quella di fare un panino veloce, una birretta fresca e via di nuovo. Però...
però... Però perché privarsi delle leccornie che questo territorio può offrire?
Tanto stasera sarò a cena a casa e qui ndi
oggi potrei concedermi uno stravizio in più...
La scelta per mettere le gambine sotto al tavolo cade su una trattoria in centro
paese. E quando sono lì... Affettati, formaggi, tigelle, scquacquerone, vino
rosso... dolcetto... E via!
Rifocillati animo e corpo, faccio altro giretto in paese per far andare giù il
boccone (anzi, i bocconi). Una volta che lo stomaco non è più così pieno torno
da Franka, comodamente parcheggiata nel parcheggio all'ingresso di Dozza e vedo,
con orgoglio, che alcuni turisti la stanno osservando con attenzione. Li lascio
fare ed una volta che si allontanano, torno alla moto, mi sistemo e riparto. In
termini di tempo ho speso più di quanto avessi preventivato ma, visto che sono
da solo, non ho di certo problemi di orario.
Il ritorno, come detto, dovrebbe farmi percorre in parte la strada fatta questa
mattina. E così, di fatto, sarà. Recupero la statale della Futa e faccio rotta
in direzione Toscana. Arrivato al passo della Raticosa, mi imbatto in quella che
sembra la partenza di una gara di SBK. Una moltitudine di moto di qualsiasi tipo
sono parcheggiate sull'incrocio presente proprio sul passo. Con cadenza quasi
regolare, piccoli gruppi (3-4 mezzi) partono in ogni direzione, di solito a
velocità prossima al decollo.
La moto è, essenzialmente, un'esperienza molto intima e personale. Deve appagare
il proprio Ego, non quello degli altri. Ognuno deve quindi essere libero di
vivere questa passione come meglio crede. Quello che non capisco e,
sinceramente, non capirò mai, è perché usare la strada come se fosse una pista.
Proprio non ci arrivo...
Deciso di non fermarmi in questa bolgia e tiro dritto verso la Futa. Non limito
le imprecazioni, sotto il casco ed a gesti, verso coloro che mettono in pericolo
la mia incolumità sfrecciandomi accanto a velocità incomprensibili su queste
strade né, tanto meno, verso quelli che risalendo verso la Raticosa, erano
letteralmente sdraiati nella mia corsia di marcia, con le moto perfettamente
sulla linea di mezzeria. Per fortuna, anche a questo giro, procedevo a velocità
ridotta e ben sulla mia destra. La domanda però c'è: se fossi stata una macchina
o, peggio ancora (per loro) un camper? Sarebbe stata una tragedia o selezione
naturale?
Guadagno il passo della Futa e mi dirigo verso l'Appennino Pistoiese, percorrendo
prima le strade intorno al lago Brasimone
Attraversato il parco dei Laghi (link al silto http://www.ilparcodeilaghi.it/),
scendo verso Pistoia, sfiorando appena Porretta Terme. Anche in questo il manto
stradale induce alla massima attenzione, o perchè usurato o perchè troppo
liscio. La guida però si è fatta scorrevole e mi godo ogni singola curva.
Continuo la discesa verso la Svizzera Pesciatina e, poco prima della località
“Le Piastre”, mi fermo per un rifornimento. E qui la sorpresa: devo spicciarmi a
tornare a casa. E' uscita fuori una cena per cui alle 20 dovremo essere a Lucca.
Rapido calcolo: il giro nella zona di Macchino e Vellano, con ritorno dalla
Pesciatina e quindi da Lucca, è saltato. E questa parte finale del rientro dovrà
necessariamente essere fatta in modo veloce, quindi con l'autostrada.
Scendo verso Pistoia, casello, autostrada, casa. Fine del giro.
Lascio la moto fuori dal garage, in modo da far freddare il motore prima di
sistemarla in “camera” sua. Mi preparo per la cena e, mentre esco, la metto “a
letto”.
Ancora una volta, come sempre è stato e spero sempre sarà, una volta che il
quadro si spegne la voglia di ripartire si riaccende.
Mario [Marietto77]
mario@biomototurismo.it |