Capitolo
PRIMO
LE TERRE EMERSE


Ormai non vi erano più dubbi, la giornata dedicata
alla scoperta dei profumi autunnali delle Terre Emerse stava prendendo una
piega spiacevole, i freddi artigli della nebbia stavano per ghermire i
colorati boschi, fino a quel momento pervasi dai raggi del tiepido sole di
Novembre, stendendo su di loro il suo triste, grigio sudario.
Avevo lasciato presto, al mattino, il caldo e protettivo
tepore della mia dimora per avventurarmi nei luoghi magici delle Terre
Emerse
che mostravano al sole tutto il loro splendore vestite dei
variopinti panni di un atipico quanto tardo autunno, ed era mentre,
gioioso come un bambino, percorrevo le tortuose strade delle affascinanti
colline, che avevo realizzato quello che stava per accadere.
Le prime avvisaglie erano ben evidenti, i raggi del sole
prima possenti attraverso il fogliame andavano adesso progressivamente
spegnendosi a causa della perfida avanzata.
Deciso a non permettere a cotanta arroganza di rovinare la
meraviglia di tale giornata presi una decisione improvvisa e definitiva,
avrei attraversato le fredde e desolate Terre di Sotto, da dove nascevano
i gelidi tentacoli per giungere poi nel leggendario e magico Sopramondo.
Capitolo
SECONDO
ATTRAVERSO LE TERRE DI SOTTO
La stazione di posta di un piccolo paese abitato da poche
ma fiere anime che segna il confine ufficiale con le Terre di Sotto, mi da
modo di soddisfare le terrene esigenze del mio stomaco, il grigio regno
non presenta particolari attrattive gastronomiche, come non sò quello che
potrò trovare una volta raggiunta la mia meta in questa particolare
stagione.

Alla stazione di posta incontro un gruppo di esploratori
che, con le loro cavalcature color arancio, si accingono ad esplorare
luoghi sconosciuti ai confini estremi delle Terre Emerse, attraverso il
magico Territorio del Vino dove leggendaria e' la cordialità delle genti
che lo abitano come leggendario e' il rosso nettare che da quelle parti si
produce.
Prevedono di arrivare fino alle Mura della misteriosa e
splendente città di Siena, capitale del Territorio, la cui origine si
perde nella notte dei tempi (oggi meta di pellegrinaggi da i più remoti
angoli della terra) attraverso i polverosi sentieri nascosti tra le
colline.
Si narra che questi cavalieri siano arrivati fino al limite
estremo del mondo conosciuto, là dove le grandi paludi incontrano le
spumeggianti onde del Regno delle Acque, molti sono scettici al riguardo
ma io so che e' vero, dato che ho potuto godere di tale meraviglia con
questi stessi occhi.
Uscendo dal locale getto uno sguardo alle impazienti
cavalcature degli esploratori agili e aggraziate sono veloci divoratrici
di miglia quando possono aggrappare i loro artigli alla nuda terra,
caratteristica che le rende di contro nervose
e timorose sulle strade asfaltate.
Consapevole di ciò che mi attende nelle fredde lande
sottostanti, estraggo dalla mia bisaccia vesti adatte alla situazione che
presto mi troverò ad affrontare, li indosso e salgo su Medusa che con il
suo tipico ruggito si getta oltre il tenebroso confine. 
Un piccolo groppo allo stomaco mi prende mentre dietro a me
vedo sparire inghiottito dalla nebbia, anche l'ultimo flebile raggio di
sole.
Il colore che domina queste terre e' il grigio, grigio è
l'asfalto, le case, l'aria e le facce stesse dei suoi abitanti spesso
chiusi incredibilmente all'interno delle strane cavalcature che usano per muoversi, spesso immersi in immensi gruppi lenti e rumorosi; queste
grosse quanto stupide cavalcature, imprevedibili e pericolose nelle loro
evoluzioni con la loro vicinanza rendono nervosa Medusa che, sgusciando
tra le colonne in lenta marcia, cerca al più presto di riguadagnare strade
libere e boschi colorati, dove l'aria e' densa del profumo del sottobosco
e non fetida e irrespirabile come quella che adesso impregna le mie
narici.
Attraversata la triste vallata finalmente la strada
comincia a salire e complici le curve che si
fanno sempre più frequenti comincio a ritrovare il ritmo a me più
congeniale, la coltre nebbiosa si fa' esile e un pallido disco bianco
comincia a fare capolino; ancora poche miglia e finalmente il mondo torna
a colori e mentre i freddi artigli della grigia presenza si diradano
sempre più tentando inutilmente di aggrapparsi alle pendici dei monti, i
raggi del sole, possenti ed implacabili, li respingono indietro
Capitolo
TERZO
I COLORI DEL SOPRAMONDO


La magia dei colori autunnali, insieme alla fulgida luce solare e
all'azzurro cielo,ferisce la mia vista, per ore
obbligata ai tetri paesaggi della valle appena superata.
A poco a poco riacquisto la piena padronanza dei miei occhi
e all'aumentare dello stupore di fronte a tanta bellezza il
mio passo rallenta, il bosco intorno a me esprime una varietà di colori e
profumi quasi incredibile che i miei sensi faticano
a comprendere, poi dietro ad una curva gli alberi si diradano permettendo
allo sguardo di spaziare fino ai confini dell'orizzonte.
Sotto di me, spumeggiante, il bianco manto della nebbia che
ricopre le Terre di Sotto, si muove rabbioso nell' impossibilità di
riuscire a dominare anche queste pendici, purtroppo all'orizzonte poche
sparute cime ancora si scorgono, le Terre Emerse e la mia casa hanno
dovuto soccombere di fronte a cotanta irruenza.
Distolgo a fatica lo sguardo dal maestoso paesaggio mentre
risalgo in sella a Medusa, sono ansioso di continuare il viaggio nella
magia del Sopramondo, la strada sempre più tortuosa scala ripida i
fianchi della montagna, la natura mi scorta silenziosa nel cangiare dei
suoi colori mai uguali.
Un piccolo gruppo di abitazioni ai margini di un fitto
bosco segna la fine della salita, il silenzio diventa quasi mistico mentre
mi addentro sotto il fitto intreccio dei rami attraverso il quale anche il
sole ,rispettoso, fatica a trapelare, al centro di questo magico paesaggio
si erge imponente l'abbazia di Vallombrosa fondata nella notte dei tempi
dai monaci Camaldolesi, la sua aurea mistica invita al silenzio ed alla
riflessione, il sommesso brontolio di Medusa pare quasi sacrilego in
questo contesto.
Abbandono, proprio dietro il convento, la strada principale
per uno stretto viottolo che si addentra nella
ombrosa foresta, la marcia si fa' sempre piu' lenta preoccupato di non
perdere anche solo un particolare di questo magico regno.
Capitolo
QUARTO
I BOSCHI DELLA MAGIA

Solo, percorro questo stretto sentiero, nessun viaggiatore
incrocia la mia strada, attraverso i rami i raggi del sole
illuminano il sottobosco, il silenzio regna supremo, interrotto raramente
dalla cristallina voce di piccoli ma irruenti corsi d' acqua.
Il tempo scorre lento, in questi silenziosi luoghi, come
lento deve essere il viaggiatore che li attraversa, attento osservatore
della realtà che lo circonda, teso alla osservazione di ogni piu' piccolo
particolare in quanto unico ed irripetibile.
Pervaso da tanta magia vado con la mente alle storie che
si raccontano intorno al fuoco nelle sere d'inverno sulle creature che
popolano queste zone, Elfi, Folletti,Fate.... storie che si raccontano per
impressionare i bambini ma che gli adulti portano sempre nel cuore insieme
ad una inconscia speranza, la fredda realta' non puo' essere l'unica
verita' possibile.
Immoto, apro i sensi alla percezione di quanto mi circonda,
il caldo odore del sottobosco attraversa le mie narici, la debole, umida,
brezza attraversa le spesse fronde ed accarezza la mia pelle, sento in
lontananza l'argentina risata delle acque, il mio io sembra aprirsi alla
comprensione del tutto e la mia vista tenta come di percepire quello che
la mente razionale non vuol tradurre, piccoli movimenti, ombre, sensazioni
di sicure presenze, dietro i grandi tronchi, tra le fitte macchie o sopra
gli intricati rami che filtrano la tiepida luce del sole.
Poi, con la sensazione che si trascorsa una eternita', mi
scuoto dalla mia trance e risalgo su Medusa, la giornate sono corte in
questo periodo e nonostante la mia adulta razionalita' il trascorrere le
ore della notte in questi luoghi mi crea un po' di disagio, anche se ho
l'assoluta certezza dell'assenza del male da questi luoghi solitari.
Mentre continuo il mio viaggio, diventa sempre piu' decisa
la sensazione di mille piccole paia di occhietti che da ogni dove
sorvegliano, curiosi, il mio errare.
Capitolo
QUINTO
OLTRE I CONFINI
Il tetto del bosco si fa' sempre piu' rado fino a
scomparire insieme alla, sinora, fitta presenza degli alberi, la strada
dopo una leggera salita torna pianeggiante per poi sparire in basso poco
piu' avanti, qui, in mezzo ad una radura, scorgo una antica stazione di
posta, se le storie degli anziani raccontano il vero sono sul Passo della
Consuma, transito commerciale tra le genti delle terre di Sotto e i
Cavalieri delle terre del Casentino.
La stazione di posta rifocilla il mio ormai vuoto stomaco,
il croccante e delizioso pane "schiacciata" ripieno di gustosi salumi e
formaggi riempie di magia anche la mia debole carne ora non piu' invidiosa
della soddisfatta anima.
Alcuni Cavalieri del Casentino sostano in sparuto gruppo
sul piazzale antistante; li saluto mentre, sazio, mi accingo alla partenza
e insieme al loro sorriso scorgo negli occhi la stessa sete di conoscenza
che anima il mio continuo vagabondare capace di trasformare il variare
delle stagioni e le loro avversita' in forme mutevoli della stessa fonte
di bellezza.
Percorro poche miglia attraverso questo sconosciuto
paesaggio, il tempo e' mio nemico adesso, il sole, sempre piu' pallido
scende all'orizzonte e le Terre di Sotto al buio appaiono ancora , se
possibile, meno attraenti.
Lontano il mio sguardo incontra le vette dei monti
Appeninici, al di la' delle Terre del Casentino teatro di epici scontri in
ere remote,
abbeverando la mia insaziabile sete di conoscenza, un
giorno percorrero' anche quelle remote contrade e poi ancora oltre fino a
che esistera' magia............
...... ma quel giorno non e' oggi,
A malincuore torno sui miei passi percorrendo sentieri che
mi riportano attraverso il bosco magico che si prepara ala scura notte,
riesco quasi a sentire le invisibili creature del bosco che
silenziosamente salutano la mia partenza, per un momento ho la sgradevole
sensazione di essere una presenza fastidiosa, come la barca che solca,
disturbando, le acque, solo dopo il suo passaggio tornano tranquille, ma
qualcosa mi dice che non e' cosi', almeno fino a quando rispettero' la
natura dei luoghi che attraverso senza usarli, come e' invece uso di tanti
in questi tempi insicuri, nell' affannosa ricerca di quello che non
troveranno mai se non dentro se stessi.
Capitolo
SESTO
VERSO CASA
La strada scende inesorabile sempre di piu' verso valle,
improvvisamente torno a scorgere il mare di nebbia che avvolge le Terre di
Sotto, adesso sembra ancora piu' minaccioso nella incerta luce della sera,
penso triste alll' irrazionalità' che governa quei luoghi ed un brivido
mi percorre la schiena mentre mentalmente pianifico un veloce
attraversamento.
Alle prime spire della bianca coltre Medusa ha come un moto
di incertezza, deciso la spingo oltre il freddo confine, l'etereo muro
impietoso mi avvolge impedendo alla vista di svolgere il suo importante
compito, lento percorro le grigie e pericolose contrade, il freddo inizia
a pervadere il mio essere non piu' scaldato dalla magia, adesso solo le
calde ed amiche mura di casa, lassu' nelle Terre Emerse potranno
riscaldare il mio corpo, mentre nuove storie raccontero' davanti al
focolare.
A.D. 2004 NOVEMBRE, 28
Gabriele [freevax]
gabriele@biomototurismo.it |